Oltre le illusioni: Larossi racconta il suo 'Don Chisciotte'
"Don Chisciotte" di Larossi è più di un singolo: è
un manifesto di rinascita personale e libertà interiore. Attraverso una
scrittura cruda e evocativa, l'artista trasforma esperienze quotidiane in
simboli di una lotta universale. Le notti insonni sul divano diventano
frammenti di una storia di resilienza e consapevolezza. Con melodie avvolgenti
e una voce che trasmette determinazione, Larossi rifiuta illusioni romantiche e
guerre senza senso, abbracciando il potere di lasciar andare e ricominciare.
"Vaffanculo, arrivo", canta con fermezza, celebrando la forza di dire
basta e abbracciare la propria verità.
“Don Chisciotte” unisce scrittura cruda e melodie avvolgenti: come hai lavorato sulla produzione per trovare questo equilibrio tra forza e delicatezza?
Ho voluto che la produzione seguisse l’emozione, senza forzature. Abbiamo mantenuto suoni essenziali, ma intensi. Il pianoforte ha una presenza costante, quasi come una voce che accompagna, mentre la voce nuda nei momenti chiave porta tutta la fragilità e la forza del testo.
In che modo la tua formazione in Etnomusicologia ha influenzato il modo in cui componi e pensi la musica?
Mi ha aperto tantissimo. Studiare le musiche del mondo mi ha insegnato che la musica è un linguaggio profondo, collettivo, che non ha bisogno di sovrastrutture per arrivare. Mi ha anche dato strumenti per ascoltare in modo diverso: il silenzio, le voci, le pause.
Il singolo segna un’evoluzione rispetto ai tuoi brani precedenti. Quali sono state le principali sfide che hai affrontato a livello creativo in questo nuovo pezzo?
La sfida più grande è stata essere sincera fino in fondo. Senza nascondermi dietro metafore troppo comode. “Don Chisciotte” ha richiesto un’esposizione più diretta, e non è stato semplice espormi così tanto. Ma ne avevo bisogno.
L’abbandono dell'armatura in “Don Chisciotte” è anche un gesto stilistico: hai sentito la necessità di cambiare approccio anche nell’interpretazione vocale?
Sì, totalmente. Ho cercato di cantare come parlo, come penso, senza aggiungere nulla. Volevo che fosse vulnerabile, senza filtri. In studio ho chiesto che rimanessero anche alcune imperfezioni vocali, perché erano vive.
Stai già lavorando a nuovi progetti o continuerai a far vivere “Don Chisciotte” anche dal vivo in una dimensione più intima?
Sto facendo entrambe le cose. Sto scrivendo molto, ma sento anche l’esigenza di portare “Don Chisciotte” dal vivo in spazi piccoli, dove posso guardare le persone negli occhi. Credo che questo brano abbia bisogno di intimità per vivere pienamente.
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