“Komorebi” di BUONARROTI: musica, visioni e ricerca interiore
Con "Komorebi", il secondo singolo estratto dall’omonimo EP in uscita per Overdub Recordings, BUONARROTI continua il suo viaggio sonoro tra malinconia e speranza. Il brano, ispirato alla luce che filtra tra le fronde degli alberi, unisce suoni eterei e un beat minimale, creando un’atmosfera avvolgente e sospesa.
In questa intervista, BUONARROTI ci svela il processo creativo dietro "Komorebi", il significato simbolico della luce nel suo percorso musicale e l’importanza della componente visiva, con il contributo artistico di Scoppi_Arte. Un racconto intimo che ci porta dentro le emozioni e le ispirazioni dell’artista.
“Komorebi” è una track che si distingue per il contrasto tra le sonorità più spigolose e gli arpeggi delicati di glockenspiel. Cosa ti ha ispirato nell’introdurre questo mix di elementi?
In realtà, in questa traccia in particolare, non ci sento suoni spigolosi ma suoni morbidi. Probabilmente questo contrasto che si percepisce è dato dall’accostamento dei synth e dei glockenspiel a un beat che, per quanto minimale, “spezza” questa sensazione inizialmente confortante. In ogni caso mi piace molto accostare elementi distanti o addirittura antitetici.
La descrizione del brano come “ un tocco di velluto sulla pelle, un soffio di vento tra i capelli” suggerisce un impatto emotivo molto forte. Come hai lavorato per tradurre questa sensazione nelle melodie e negli arrangiamenti?
Per tradurre questa sensazione in musica, ho lavorato alla creazione di un'atmosfera avvolgente e sognante. Ho utilizzato melodie semplici e ripetitive, che si sviluppano gradualmente, e arrangiamenti che, per quanto prodotti con suoni artificiali, evocano atmosfere naturali. Ho cercato di creare un'esperienza sensoriale completa che coinvolgesse l'ascoltatore a livello emotivo e fisico.
Il titolo “Komorebi” evoca l’immagine della luce che filtra tra le fronde degli alberi. Quanto è stato importante, per te, trasmettere visivamente e sonoramente questa sensazione di serenità e nostalgia?
Il termine "Komorebi" è stato scelto proprio per la sua capacità di evocare questa immagine di luce e ombra, di serenità e nostalgia. Per me è fondamentale trasmettere questa sensazione a livello sonoro e trovare un espediente per raccontarlo visivamente. Per quanto in questo video il tutto sia ancora soltanto accennato, il visionario Scoppi_Arte è stato davvero bravo a rappresentarlo attraverso il disegno. Ne è venuta fuori un'esperienza immersiva che vorrebbe trasportare l'ascoltatore in un mondo sospeso, oscillante tra la malinconia e la tranquillità.
In Komorebi la luce sembra essere una metafora centrale. Come la luce, nel suo significato più simbolico, si inserisce nell’intero EP e nel tuo percorso musicale?
La luce, o meglio la ricerca incessante di un bagliore per tirarsi fuori da una situazione buia, è una metafora centrale in tutto l'EP "Komorebi", non solo nel brano omonimo. È un invito a non smettere di cercarla, seppur con la consapevolezza che si tratta di attimi fugaci ed effimeri, proprio come quando la si guarda filtrare tra le foglie degli alberi in una foresta.
Nel brano c’è una chiara ricerca di emozioni e sensazioni viscerali. Cosa speri che l’ascoltatore provi quando si immerge completamente nell’atmosfera di Komorebi?
Spero che l'ascoltatore si senta avvolto da un senso di serenità interiore, che si lasci trasportare dalle emozioni e dalle sensazioni a cui la musica rimanda. Spero che "Komorebi" possa essere un momento di evasione dalla realtà, un'esperienza che permetta di riconnettersi con la propria interiorità e con la bellezza del mondo che ci circonda. A mio avviso è come se l’ascoltatore dovesse cogliere questa “opportunità” che gli viene data, anche perché nel resto dell’EP questi momenti diventano sempre più rari e lasciano spesso spazio ad atmosfere più inquietanti.
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