I Gravenia debuttano con "Cosmo": un viaggio nello spazio e nell'anima


Con il singolo d'esordio Cosmo, i Gravenia si affacciano sulla scena musicale proponendo un sound stoner rock potente e ruvido, frutto di un approccio analogico e di testi evocativi. La band di Palestrina esplora il viaggio come fuga dalla realtà e ricerca interiore, unendo critica sociale e sperimentazione artistica. In questa intervista, scopriamo il mondo di Cosmo e i futuri passi del loro percorso musicale.

Il vostro singolo di debutto, “Cosmo”, è descritto come un viaggio immaginario nello spazio. Cosa rappresenta per voi il concetto di viaggio, e in che modo è legato alla vostra musica?
Il viaggio è uno stato mentale, l’opportunità di evadere da una realtà sempre più monotona. Rifugiarsi nell’immaginazione è un po’ come perdersi nello spazio. La musica ha la stessa identica funzione, ci permette di fuggire. 

Avete scelto di seguire un sound stoner rock, con un approccio analogico e ruvido. Cosa vi ha spinto a questa scelta stilitica, e come pensate che questa sonorità comunichi il messaggio della vostra musica? 
Siamo cresciuti con questo tipo di musica, è stata un’evoluzione naturale a spingerci verso determinate scelte sonore e non potevamo che mantenere un approccio analogico. Abbiamo un sound scuro, potente e ridondante, coerente con i nostri testi.

“Cosmo” è solo l’inizio del vostro percorso. Quali sono le prossime tappe nel viaggio musicale dei Gravenia? Ci sono temi o atmosfere che vorreste esplorare in futuro? 
Sicuramente cercare di mantenere attiva la partecipazione nei locali, dando comunque la giusta importanza alla parte creativa del progetto. I temi e le atmosfere saranno lo specchio di ciò che sentiremo in futuro. 

Il progetto Gravenia nasce come una valvola di sfogo verso una società dominata dal materialismo e dalle tendenze. Quanto è importante per voi mantenere questo legame tra arte e critica sociale?
La società è importante perché ne facciamo parte, ma altrettanto importante è ciò che rimane al di fuori della nostra realtà e che desideriamo sperimentare. A volte l’arte non è altro che il riflesso di ciò che abbiamo intorno, altre volte, invece, non sono altro che occhi puntati verso il vuoto.
 
Le vostre liriche sono sintetiche e tendono più alla poesia che alla prosa. Come nasce il processo creativo dei vostri testi e che tipo di atmosfera cercate di evocare con essi? 
Intendiamo la scrittura come uno stato d’animo, immagini visive che si sviluppano in una canzone: surreali, astratte, come fotografie invisibili di una mente. 

Come descrivereste la sinergia musicale e personale tra di voi? In che modo questa intesa vi ha permesso di sviluppare l’identità dei Gravenia e di lavorare su un primo album così velocemente?
C’è una forte sinergia tra di noi, abbiamo un approccio libero e diretto nel modo in cui suoniamo, avendo gusti musicali molto simili fra loro. Ognuno ha influenze musicali diverse ma, nonostante questo, siamo riusciti a trovare il giusto equilibrio che ci ha permesso in poco tempo di arrivare a registrare il nostro primo album. 

Siete una band di Palestrina e avete iniziato ad esibirvi in alcuni night club della zona. Quali sono le sfide e le soddisfazioni di suonare in questi contesti locali? C’è qualche aneddoto che vi ha particolarmente segnato? 
Sicuramente suonare per gli amici di sempre, nei posti in cui siamo cresciuti e nei locali dove fin da piccoli eravamo noi ad essere spettatori. Palestrina ha sempre avuto una certa fama nell’ambito della musica e del rock, non possiamo che essere fieri di avere l’onore di suonare nei posti dove sono stati i Queens of the Stone Age, i Marlene Kuntz, i Morphine e tanti altri. È sempre un po’ come suonare per una famiglia allargata: sei a casa, ma hai anche un po’ paura di deludere.