Tiziano Papagni: la poesia rimane il mio primo amore, ma scrivere un libro sulla pizza è stato un invito alla fratellanza
Proprio così, il primo amore non si scorda mai. Sembra sempre una frase retorica ma non lo è, anzi, riaccende in noi quel ricordo ormai lontano, quasi nostalgico.
Quali difficoltà o, al contrario, quale linearità hai trovato di fronte
a te durante la stesura delle tue poesie?
Non ho trovato alcuna difficoltà. Non ho bisogno di pensare “stramaledettamente” per far uscire un verso. Il mio modus mi “afferra" la mano, il pensiero e, grazie a questo, scrivo senza difficoltà.
Non ho trovato alcuna difficoltà. Non ho bisogno di pensare “stramaledettamente” per far uscire un verso. Il mio modus mi “afferra" la mano, il pensiero e, grazie a questo, scrivo senza difficoltà.
All’interno della raccolta c’è un’ode che ti è particolarmente cara?
Sì, certo, ve la propongo:
“Sincero perverso il tuo sguardo. Ardore di una vita sola e vuota.
Buffe risa compaiono sul tuo volto scarno, pallido, pieno di ombre. Nubi nere che sovrastano ancora il mio cielo che cercava di tingersi di un tenue azzurro.
Pieno di insidie, cammino in un sentiero. Tortuoso debole amaro”.
Preciso che il mio modello è Petrarca e che la maggior parte delle mie opere ha stile petrarchesco. Non solo Petrarca, ma anche Leopardi. Le loro rime, a mio avviso, hanno una peculiarità sonora strabiliante.
“Sincero perverso il tuo sguardo. Ardore di una vita sola e vuota.
Buffe risa compaiono sul tuo volto scarno, pallido, pieno di ombre. Nubi nere che sovrastano ancora il mio cielo che cercava di tingersi di un tenue azzurro.
Pieno di insidie, cammino in un sentiero. Tortuoso debole amaro”.
Preciso che il mio modello è Petrarca e che la maggior parte delle mie opere ha stile petrarchesco. Non solo Petrarca, ma anche Leopardi. Le loro rime, a mio avviso, hanno una peculiarità sonora strabiliante.
Come hai fatto a dare voce a una donna e al suo sentire pur essendo un
uomo?
La donna in questione la conosco da tempo e, nell'anonimato, le ho dedicato questo libro. So che era molto felice all’inizio del matrimonio, poi durante i suoi trascorsi con un uomo che la faceva soffrire è piombata nel baratro. Il marito non sta più con lei, l'ha lasciata sola. Ha pensato al suicidio, ma il bene dei figli le ha dato la forza per reagire.
La donna in questione la conosco da tempo e, nell'anonimato, le ho dedicato questo libro. So che era molto felice all’inizio del matrimonio, poi durante i suoi trascorsi con un uomo che la faceva soffrire è piombata nel baratro. Il marito non sta più con lei, l'ha lasciata sola. Ha pensato al suicidio, ma il bene dei figli le ha dato la forza per reagire.
Veniamo al libro sulla pizza: indubbiamente un bel salto letterario
agli occhi dei tuoi lettori. Come è avvenuto?
Sì, certo, è un enorme salto letterario, ma nella vita bisogna anche
cambiare, per qualsiasi cosa, per trovare nuovi stimoli, o semplicemente per curiosità.
L'ho fatto per tutti e due i motivi. Eravamo in piena pandemia durante il primo
lockdown, non si poteva uscire di casa se non per comprovata necessità e tra le
regioni opposte dello stivale non correva buon sangue. Ho deciso quindi di
scrivere il libro sulla pizza proprio per imprimere quell'unità nazionale. Cosa
c’è di meglio della pizza ad accomunare gli italiani? L'ho realizzato per
questo, per un’idea di fratellanza e di unità anche culinarie, che non guasta
mai. Possiamo dire che la nostra pizza è un bene dell’Umanità.
Borges, Neruda, Parini, De Filippo, Rodari e Aldo Fabrizi: il cibo è
poesia per tanti artisti di ogni tempo. E se ne parla persino nella Bibbia.
Saresti capace di omaggiare una pietanza scrivendo un componimento in versi?
Facciamo una succulenta fiorentina. “In su la griglia cuoce la fiorentina, da Bacco accompagnata gustosa è, avverato il sogno della vetrina, la fiorentina di tutti il desìo”.
Facciamo una succulenta fiorentina. “In su la griglia cuoce la fiorentina, da Bacco accompagnata gustosa è, avverato il sogno della vetrina, la fiorentina di tutti il desìo”.
Negli ultimi mesi, inoltre, ti vediamo nelle vesti di redattore di
varie testate sparse sul territorio nazionale. Come è stare dall’altra parte,
ovvero dalla parte di chi intervista e non di chi è intervistato?
Direi piacevole, ma anche impegnativo. Il lavoro che svolgo mi piace, sono contento.
Direi piacevole, ma anche impegnativo. Il lavoro che svolgo mi piace, sono contento.
Un’ultima domanda: ti proporresti mai al direttore di un giornale per
curare delle rubriche di cucina?
Certo, perché no. Penso che possano servire ed essere seguite.
Certo, perché no. Penso che possano servire ed essere seguite.
Intervista a cura di Francesca Ghezzani
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