BLU: la delicatezza si fa pop

Sembra uscito da un confetto, da ovatta e da delicatissima porcellana. La leggerezza di questo pop firmato da Blu sembra provenire anche da tempi adolescenti, di quando si scrivevano i diari del dopo scuola, di quando c’erano ancora le conquiste da fare durante la prima giovinezza… non ora che il mondo è di tutti e subito. E nonostante l’elettronica del futuro, questo esordio discografico sembra davvero figlio di anni ’80 e ’90, non nel mood estetico, quanto più per quello spirituale. Scritto a due mani con Veronica Marchi (per la parte musicale nello specifico), “Io sognavo noi” si presenta come un disco del tutto somigliante alla sua faccia di copertina. E la voce di Mario Giarola (all’anagrafe) marchia a fuoco la direzione artistica di un lavoro che si è anche fatto ben volere dentro le trame di Area Sanremo Tim 2020 arrivando in finale. Punto e a capo. Indaghiamo qualche passo più in la…

Primo disco per Blu… col senno di poi è come te lo aspettavi?
Non sapevo cosa aspettarmi in realtà, però devo dire di essere davvero molto soddisfatto, soprattutto perché sono andato oltre le mie aspettative dovendo adattare questa uscita al periodo storico che stiamo vivendo. 

Quanto ti somiglia? O quanto sei tu che stai cercando di somigliargli?
Non mi somiglia e non sto cercando di somigliargli: sono proprio io. Racconto in maniera autentica e senza filtri un’esperienza personale che ho vissuto in prima persona.

Veronica Marchi? Come nasce questa simbiosi artistica?
Veronica è stata una delle mie prime insegnanti di canto, mi conosce da tanti anni e mi ha sempre supportato a livello artistico e personale. Un giorno mi presento da lei con un testo scritto la notte prima; mi ha teso la mano e accompagnato in questo lungo viaggio.

Della scena italiana cosa vuoi riportare a casa? Quali sono le tue ambizioni?
Non credo ci sia qualcosa di specifico, ovviamente come tutti sono influenzato continuamente da ciò che mi circonda, ma la mia ambizione è quella di essere sempre me stesso.

Nel video? Sono i tuoi luoghi quotidiani?
Ho voluto affiancare alla realtà dei testi, la realtà del momento che stavo vivendo. Quelli sono luoghi più che familiari in cui mi sono ritrovato recluso per venti giorni, giorni in cui ho dovuto realizzare il video per Area Sanremo, e impossibilitato ad uscire ho rapresentato il mio “vivere a metà”.