Asa’s Mezzanine e il paradosso emotivo di "Kind (Of) Violence"


Con il loro nuovo singolo, "Kind (Of) Violence", gli Asa’s Mezzanine ci accompagnano in un percorso musicale che unisce forza e fragilità, rabbia e introspezione. Il brano, completamente strumentale, riesce a raccontare le contraddizioni della violenza come metafora delle emozioni umane, senza pronunciare una sola parola. La melodia alterna momenti di tensione esplosiva a passaggi più delicati, creando un’atmosfera che coinvolge e sorprende. In un’intervista esclusiva, la band racconta come ha trasformato un’idea complessa in un’esperienza sonora unica, invitando l’ascoltatore a riflettere su ciò che si cela dietro ogni contrasto.
 
Il nome “Asa’s Mezzanine” è evocativo e misterioso. Potete raccontarci la storia dietro questa scelta e cosa rappresenta per voi?
Il nome nasce principalmente dal luogo in cui il progetto ha preso forma: un mezzanino nel quale registravamo e suonavamo le prime volte. Uno spazio intermedio che è per noi un punto di incontro, dove le nostre differenze si fondono in armonia, trasformandosi in qualcosa di unico. 
"Asa", invece, è il nome di una strega, un personaggio di un film a noi caro. È l’entità eterea che permea il mezzanino, una figura capace di essere dolce e idilliaca, oppure ruvida e feroce. Questa dualità riflette perfettamente il nostro approccio: un gioco continuo tra contrasti, che trova il suo equilibrio nello spirito di Asa, il tassello finale del nostro nome.

Nella vostra biografia si parla di “una perpetua tensione tra quiete e rumore”. Come questa dualità definisce la vostra identità artistica e il vostro approccio alla composizione?
La dualità tra quiete e rumore è il cuore della nostra identità artistica. Per noi rappresenta il contrasto tra introspezione e caos, tra il bisogno di silenzio e il desiderio di esprimere qualcosa di forte e viscerale.
Quando componiamo, cerchiamo sempre di bilanciare questi due elementi. Le parti più delicate e intime della nostra musica nascono dalla riflessione e dall’esplorazione emotiva, mentre i momenti più intensi e rumorosi sono il risultato di una liberazione, un’urgenza di comunicare senza filtri.
Questa tensione ci spinge a sperimentare continuamente e a trovare nuove vie per raccontare le nostre storie, mantenendo sempre viva quella dinamica tra calma e irruenza che ci definisce.

Avete descritto il brano come un “abbraccio tra sonorità opposte ma complementari”. Quali difficoltà avete incontrato nel rendere questa complementarità così naturale?
Trovare il giusto equilibrio tra sonorità opposte è stata una vera sfida, soprattutto perché volevamo che tutto suonasse naturale e armonioso. Il passaggio da momenti più delicati e introspettivi a quelli più intensi e rumorosi richiede un'attenzione estrema: non volevamo che risultasse forzato, ma nemmeno prevedibile.
Un'altra difficoltà è quella di mantenere alta l'attenzione dell'ascoltatore lungo tutto il brano. Quando lavori con contrasti così netti, il rischio è che uno dei due estremi prenda troppo spazio o che la transizione tra le due atmosfere possa spezzare il coinvolgimento.
Abbiamo lavorato molto per creare un flusso coerente, cercando di intrecciare le diverse sonorità in modo che si completassero a vicenda. È stato un processo di tentativi, aggiustamenti, ascolti e ri-ascolti infiniti, ma alla fine siamo riusciti a trovare un equilibrio che ci soddisfa tutti a pieno.

In un panorama musicale spesso frammentato in generi, come definireste il pubblico ideale degli Asa’s Mezzanine? Cosa vorreste che portasse con sé dopo aver ascoltato un vostro brano o partecipato a un vostro concerto?
Il nostro pubblico ideale non è legato a un genere o a una categoria precisa, ma è chiunque sia disposto a lasciarsi trasportare dalle emozioni che cerchiamo di trasmettere. Vogliamo offrire un’esperienza che vada oltre l’ascolto: un viaggio in cui esiste solo la musica, dove tutto il resto scompare.
I nostri brani sono pensati come percorsi labirintici, pieni di svolte inaspettate, in cui non sempre sai dove stai andando, ma dove il bello sta proprio nel perdersi e nel lasciarsi sorprendere. Non c’è una meta precisa: l’importante è immergersi nel viaggio e viverlo momento per momento.
La scelta di un linguaggio universale come la musica strumentale, senza voce, è fondamentale per noi. Ci permette di comunicare emozioni senza confini o barriere linguistiche, e di lasciare che ciascuno interpreti il nostro suono in modo personale, trovando il proprio percorso all’interno del nostro “labirinto” sonoro.