Mariella Nava: «Con la musica accendo una luce dove spesso c’è buio»

Mariella Nava - Ph. by Debora Tofanacchio

Artista raffinata, autrice di brani iconici per sé e per altri grandi interpreti, Mariella Nava si conferma anche oggi voce attenta al presente. Con il nuovo singolo “Non mi capirai mai”, nato in ambito teatrale, affronta un tema doloroso come il femminicidio, ponendosi dalla parte delle madri, spesso dimenticate nel dibattito pubblico. In questa intervista ci parla della genesi del brano, del valore civile dell’arte e della responsabilità emotiva di scrivere.

Mariella, “Non mi capirai mai” sembra più una lettera aperta che una canzone. È così?

Sono pensieri di una madre detti a voce bassa ma esplosivi, con la voglia di riconnettersi con il proprio figlio amato fin dal suo concepimento, dalla sua gestazione.

Cosa ti ha colpito di più nella storia raccontata nello spettacolo “Figlio non sei più Giglio”?

Che ogni madre può trovarsi in una situazione imprevista, un comportamento insospettabile del proprio figlio e, Daniela Poggi, che incarna la figura di una madre che scopre suo figlio colpevole di femminicidio, invita tutti i genitori presenti in sala a fare attenzione, a non tralasciare nessun dettaglio e, in maniera quasi ossessiva, ripete a me, che sono in scena nei panni di sua amica, e agli spettatori “guardalo negli occhi tuo figlio, osservalo bene!”

Com’è stato rientrare in studio per registrare questo brano così emotivamente intenso?

Mi sono affidata totalmente all’ esperienza di Roberto Musolino, già eccellente musicista e adesso anche produttore indipendente di suoi progetti musicali, con cui avevamo di recente realizzato una versione cover di “La cura” di Franco Battiato, con le note preziose degli stessi musicisti.

Ho cercato un suono vuoto ma puro che sottolineasse le parole e gli stati d’ animo di una madre.

Il crescendo emozionale del “Non mi capirai mai” ribadito.

 La fisarmonica di Salvatore Cauteruccio è insieme la carezza e lo schiaffo, la culla e la corsa, le luci e le ombre, la tenerezza e la paura di ogni madre e soprattutto la fiamma che si muove ad ogni tenue vento su quella candela accesa, nell’ attendere e sperare per la vita del proprio figlio fin da bambino.

Che ruolo ha la musica nei percorsi di guarigione emotiva, secondo te?

Un ruolo altissimo, potentissimo.

Esalta le nostre energie, le convoglia nella nostra difesa e tutela migliore. Anima il nostro sistema immunitario e nutre la nostra psiche.

In che modo le tue esperienze di vita, oggi, influenzano ciò che scrivi?

Come ho fatto da sempre, attingo nella vita.

É lei il mio inchiostro migliore e più brillante.

Ha lunga tenuta perché, più conosciamo la vita, che è sempre pronta a sorprenderci, e più conosciamo noi stessi, quello di cui siamo capaci, il nostro modo di affrontare tutto.

Questa consapevolezza mi sprona a raccontare ancora meglio la realtà con i miei occhi più maturi.

Sei sempre in prima linea nelle battaglie civili. Cosa ti spinge a non restare in silenzio?

Chiunque sia vivo, in questo tempo, deve farlo. Ognuno di noi conta, si aggiunge, fa numero.

Quando serve, la voce va sollevata, e allora quale migliore maniera di farlo se non con la musica?

L’ aria la porta lontano e fa arrivare di fronte a te folle di persone che la pensano come te, che vogliono quel determinato cambiamento, e lo si fa nel modo più dolce possibile.

Come immagini la tua musica tra dieci anni? Ancora su un palco, tra le persone, o più intimamente in ascolto?

Non so…. É difficile saperlo….

Se ci sono, starò ancora suonando qualche pianoforte mio o pubblico… La mia musica poi sarà sullo spartito.

Farà il viaggio che vorrà

La musica è l’unica arte che ogni volta deve essere riprodotta per goderne. Chi avrà voglia la suonerà o la ascolterà

É la più democratica delle Arti e per quello è tutta bellezza anche in questa sua caratteristica di libertà!