Sara Mali: “Scrivere significa esporsi, ma anche liberarsi”
Con il nuovo singolo “Senza Dire Niente”, Sara Mali firma una delle pagine più intime e autentiche della sua carriera. La canzone racconta l’amore nella sua forma più pura e disarmante: quello di una madre verso il proprio figlio. Un legame che cresce giorno dopo giorno, fatto di sguardi, piccoli gesti e di quella silenziosa promessa di esserci sempre, oltre ogni difficoltà.
Dopo un percorso che l’ha vista spaziare tra pop e lirica, progetti di beneficenza e collaborazioni corali, Sara sceglie di mettere al centro la sua voce interiore, trasformandosi da interprete a cantautrice. “Senza Dire Niente” è un brano che unisce tecnica ed emozione, e che segna l’inizio di una nuova fase artistica, più personale e coraggiosa.
Ne abbiamo parlato con lei in un’intervista esclusiva per Il Riflettore, dove ci ha raccontato come le sue esperienze passate abbiano costruito il cammino che l’ha portata fino a questa canzone.
Come ti ha formato l'esperienza con il coro “Voci Libere” e i progetti di beneficenza?
È stata una palestra di vita oltre che musicale. Cantare in coro ti insegna l’ascolto reciproco e il rispetto dei tempi e delle voci degli altri. I progetti di beneficenza mi hanno fatto capire quanto la musica possa diventare uno strumento concreto per fare del bene, unendo le persone in qualcosa di più grande.
Hai vissuto il mondo della musica in tutte le sue sfumature: dal pop alla lirica. Come ti definisci oggi?
Mi definisco un’artista in continua ricerca. Ogni esperienza, dal pop alla lirica, ha lasciato un’impronta. Oggi cerco di unire tecnica ed emozione, senza pormi limiti di genere, ma con un’unica direzione: la sincerità.
Ci sono momenti del tuo percorso che senti fondamentali per arrivare a questo singolo?
Sì, tanti. Ogni palco, ogni esibizione, ogni prova è stata un tassello. Ma direi che il momento più importante è stato avere il coraggio di scrivere e raccontarmi. È stato un passo che mi ha permesso di trasformarmi da interprete a cantautrice.
Che ruolo hanno avuto le tue insegnanti di canto nel tuo sviluppo artistico?
Un ruolo enorme. Oltre alla tecnica, mi hanno insegnato ad avere fiducia nella mia voce e a credere che l’ imperfezione può essere verità. Mi hanno spronata a non fermarmi alla forma, ma ad andare a fondo nell’espressività.
Come vivi oggi il passaggio da interprete a cantautrice?
Lo vivo come una nuova nascita. Interpretare era dare voce a qualcun altro, scrivere invece significa esporsi di più, metterci il cuore nudo. È impegnativo ma anche liberatorio, perché finalmente racconto la mia storia con le mie parole.
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