Nina Duschek: rinascere attraverso la musica. “New Life” è il coraggio di uscire dal proprio labirinto


Con
New Life, Nina Duschek racconta un momento cruciale del suo percorso: riconoscere i propri labirinti mentali, affrontarli e trovare il coraggio di inseguire davvero la musica. L’esperienza a X Factor le ha dato una spinta importante, restituendole fiducia e la sensazione di essere finalmente “vista”.

Anche il videoclip, con la camicia di forza come simbolo della prigionia interiore, riflette questo bisogno di liberazione e cambiamento. Oggi Nina cerca soprattutto autenticità: scrivere canzoni sincere, che nascono da ciò che sente davvero.
In questa intervista condivide il cuore di questo nuovo inizio.

In “New Life” parli di labirinti mentali. C’è stato un “filo d’Arianna” che ti ha aiutata a uscirne?
Che bella metafora. Secondo me il mio “filo d’Arianna” è sempre stato il sogno di fare musica. Ho sempre sentito il bisogno di vivere pienamente la mia vita usando tutto il potenziale che ho. Per questo, solo nel momento in cui ho deciso di tuffarmi davvero e inseguire questo sogno, ho iniziato a sentirmi in pace con me stessa. Prima, invece, mi sembrava di essere in conflitto: da una parte volevo fare musica, sì, ma dall’altra avevo paura delle conseguenze. “Che succede se non guadagno abbastanza? Se la strada è così lunga da farmi arrendere? Se questo sogno è solo un’illusione e non diventerà mai realtà?”, e così via. Anche quando ho attraversato un periodo in cui facevo fatica a credere nel mio sogno, quel sogno non mi ha mai lasciata andare: era lì, all’uscita del labirinto, ad aspettare pazientemente che io prendessi il filo in mano e facessi dei passi per uscirne, anche se erano passi piccoli.
 
Hai detto che scrivere è stato come una terapia: ti è capitato di vivere momenti simili durante X Factor?
Per me entrare in quella sala e salire per la prima volta su quel palco, con i quattro giudici davanti e tutto il pubblico che applaudiva, tra le luci, è stato un momento che non dimenticherò mai. Dovete sapere che un’esperienza del genere la sognavo da tanto tempo, e mi sono sentita come se stessi tornando a casa, come se quello fosse davvero il luogo in cui devo essere, a livello energetico. Un palco grande, con un pubblico grande, dove posso esprimermi, farmi sentire e mostrare la mia verità. È stato così emozionante perché mi sono sempre sentita un po’ invisibile, e il sogno di fare musica mi sembrava quasi irraggiungibile. X Factor, in questo senso, è stato terapeutico: mi ha mostrato che i sogni SONO possibili, anche se richiedono pazienza, tempo e lavoro. Sono tornata a casa con la sensazione di poter credere un po’ di più in me stessa.

La camicia di forza nel videoclip è una metafora potente. Cosa rappresenta per te quella scena?
Nel videoclip mi si vede con una camicia di forza, e l’idea era quella di creare una metafora: sono io la persona scappata da un manicomio. Per questo faccio un po’ la “pazza” e sembro quasi posseduta, per enfatizzare in modo simbolico il concetto della liberazione dalla nostra prigione mentale (che, appunto, è rappresentata dal manicomio). Quando abbiamo il coraggio di liberarci dalle regole imposte dagli altri e da noi stessi, possiamo sembrare pazzi agli occhi della gente — e a volte anche ai nostri. Ma solo perché non sanno che la vera follia è voler rimanere sempre uguali, intrappolati negli stessi labirinti mentali, senza mai cambiare. La camicia di forza diventa quindi l’elemento di rottura con tutto ciò che fino a quel momento abbiamo considerato “giusto”, ma da cui ora abbiamo trovato la forza e il coraggio di allontanarci per iniziare a vivere la nostra nuova vita.

Come hai gestito le emozioni intense del programma e del post-X Factor?
A dire la verità, abbastanza bene. Prima di tutto è stata un’immensa soddisfazione ricevere così tanto feedback positivo da così tante persone che mi hanno scritto online, perché era da tanto che lavoravo per vivere un momento del genere, per non sentirmi così invisibile. Mi sono sentita davvero vista, capita e apprezzata artisticamente in modo potente, grazie anche alla grande visibilità che dà il programma. Ovviamente non sono piaciuta a tutti e, per alcuni, ho fatto esibizioni pessime. Mi ci è voluto un po’ per capire che, alla fine dei conti, tutti avranno sempre un’opinione su di te. All’inizio avevo l’istinto di rispondere a tutti gli hater, a quelli a cui non piacevo, ma presto ho capito che non mi fa bene dovermi giustificare e che è meglio lasciar perdere. Oggi sono grata a tutte le persone che mi apprezzano e ho imparato a prendere forza dalla positività, perché è davvero facile perdersi nella negatività online.
 
Oggi, dopo quel percorso, cosa ti fa sentire veramente libera?
Scrivere canzoni vere, che mi arrivano davvero dall’anima, con le quali - si spera - posso toccare il cuore di qualcuno e lenire un po’ le sue ferite. Scrivere solo per l’hype, per i soldi, per il trend o per l’algoritmo spegne la mia forza creativa e mi dà la sensazione di non potermi vivere ed esprimere come voglio. Cosa mi porterebbe una carriera costruita su canzoni che non vengono dal mio cuore? Io voglio scrivere dal cuore perché, prima di tutto, fa bene a me: mi curo così. E allo stesso tempo spero che la mia musica possa far stare bene anche tante altre persone. Avere questa libertà creativa - e poter vivere di questo, farne davvero il mio mestiere - sarebbe, per me, la più grande forma di libertà.