Garibaldi: fare attenzione per fare rivoluzione


Questo titolo sottende un incipit importante per la poetica di questo nuovo singolo di Simone Alessio in arte Garibaldi. E anche il suo moniker la dice lunga direi. Brano epico, divertito e divertente, allegorico che delle volte sfuma dentro passaggi quasi ironici, iconici… ma lo spessore di critica sociale è inevitabilmente determinata e graffiante anche grazie al bellissimo video (che sembra attingere alle moderne distopie televisive), firmato dalla regia di Marcello F. Valerio - Nam3film. Si intitola “Non mi va” ed è una preghiera laica che rivolgiamo a noi stessi. La rinascita passa prima di tutto da noi.

Partiamo dal tempo. Questo video deve molto al concetto di tempo. Medioevo e presente che in qualche modo dialogano. Perché?
Questo brano rappresenta un percorso di crescita  personale verso una propria individualità e verità.
Come tutti i percorsi personali non è scandito dal tempo.
Tutti i miei brani sia musicalmente che a livello tematico hanno una difficile collocazione temporale proprio per questo perchè sono frutto di una mia evoluzione.
Nello specifico di “Non mi va” ho descritto un mio  stato d’animo e la società odierna grottesca e si se vogliamo Medievale.

E poi spulciamo tra i crediti e incontriamo Umberto Iervolino e Fabrizio Sodaro. Due colonne per la produzione e la scrittura. Che matrimonio è stato e a cosa ha portato secondo te?
La mia collaborazione con Umberto Iervolino è iniziata anni fa e mi ha dato molto.
Essere prodotto da un professionista del suo calibro da sicuramente un grande pregio e qualità al progetto Garibaldi.
Ha prodotto moltissimi artisti di alto livello e diretto più di venti Festival di Sanremo.
Fabrizio Sodaro è un bravissimo chitarrista con cui ho collaborato musicalmente per la maggior parte dei brani del disco. Mi sento rappresentato da questo brano e da questo disco, è una traccia di me fedele alla mia persona. Questo è la cosa a cui ambisco ogni volta che scrivo una canzone.

Gli automi di oggi sono un po’ come zombie? E perché fagocitare tutto o quanto meno il diverso? E che rapporto hai con la “diversità”?
Ho voluto usare un immagine forte per provocare un emozione e perchè no... un risveglio.
La diversità è uno di quei concetti che durante la mia crescita personale ho abbandonato e credo  stia diventando un altra forma di omologazione...
Ho un ottimo rapporto con “ l’individualità”.

Perché parli di città? “Non mi va di stare in questa città”… perché identificare un luogo preciso? Mi ha incuriosito questa cosa…
Mi piace scrivere mediante l’utilizzo di immagini perchè credo sia un modo molto efficace specialmente se si trattano tematiche complesse…
La città in questo caso rappresenta metaforicamente la società attuale omologante.
Una sorta di fabbrica che produce automi di cui non voglio fare parte.
“Non voglio fare il dipendente in questa fabbrica di società “ cit del testo.