NEREO: il canto alto del pop d’autore italiano


“Danze cosmiche” è un disco che molto disorienta, stupisce di certo, ci lascia in una terra dentro cui ormai non abbiamo più strumenti per gestire il nostro cammino. E non sono critiche al disco ma alla nostra società i cui riferimenti d’ascolto, anche nel pop, sono talmente omologati che di fronte anche ad un minimo di personalità il nostro potere critico (inesistente o quasi) vacilla. Poi quando suonano dischi così ricchi di questa santa e misteriosa (ormai rara) personalità, anche se dentro i recinti del pop “ordinario” (e qui le virgolette sono da marcare cento volte), io personalmente penso che saranno molti a perdersi. Nereo, cantante e cantautore pugliese, prima di tutto restituisce alla voce uno spazio non solo da protagonista ma anche e soprattutto da raffinato elemento portante che trasporta ogni cosa su un piano alto (parola che torna nella sua critica e ci sarà un perché)… anche le soluzioni più ordinarie del disco sono ad un piano decisamente lontano dall’ordinario grazie a questo cantato che finalmente è degno del suo nome. Perché la tecnologia e le trasgressioni “indie” sdoganano anche un’intonazione approssimativa. A tutto si può trovare giustizia in fondo…
E la voce dunque è precisa, sicura, di un’espressività ficcante anche dentro le chiuse e i vibrati, anche dentro le volute che mai si concedono scorciatoie. E qui ci vorrebbe un maestro di armonia e di melodia ma la sensazione è che la ricerca lirica sia davvero importante e matura nel percorrere strade che noi sembrano “facili” o “prevedibili” ma che in seno portano sfumature di pregio.
E se il suono digitale non è certamente il chiave di volta dell’opera, i suoi arrangiamenti si lasciano misurare quasi come accade per quel che abbiamo detto della voce: semplici architetture che di dettaglio in dettaglio comunicano maturità e presenza di consapevolezza.
“Danze cosmiche” è davvero un bellissimo disco di pop d’autore italiano, forse uno di quei pochi lavori che entrerebbero nel novero dei lavori raramente intercettatili nel calderone delle infinite proposte e che, proprio per questo abuso di potere che ha la voce di chiunque, rischiano di mescolarsi e di perdersi nel rumore di fondo del tutto. 
E “Danze cosmiche” non è solo elettronica ma anche suono suonato, anzi soprattutto suono suonato, dentro cui - ad esempio - il pianoforte è foriero di eleganza che niente paga al confronto delle grandi produzioni. “Fine di un’estate” o anche “Gabbiano” (che ritroviamo in una versione live a fine tracklist su Spotify), sono pezzi che non possono perdersi nel frastuono del giorno dei grandi format. Come non dobbiamo perdere l’occasione di dare un punto luce di attenzione alla batteria che ho trovato imperiosa e allo stesso tempo educatissima. Si ascolti l’inciso di “Mai”, come si apre, come accoglie un vento in tempesta lasciando ben distinte e particolareggiate le cadenze di ogni ingrediente del cocktail. Vorrei poter ascoltare il disco da un impianto propriamente detto per apprezzarne il mastering e i dettagli di fino del mix… ad ora giungono suoni caldi di umana presenza dentro un disco che, vittima di un titolo e di una grafica di copertina, semina un pregiudizio di freddo futurismo computerizzato. Pregiudizio che ovviamente si polverizza, non subito ma neanche con somma fatica… anzi…
Nereo corre sul piano dove regnano grandi autori, da Baroni a Zarrillo, da Ferro a tutto quel pop di sangue internazionale che in Italia ha preso piede anche con voci femminili come Giorgia. Lo stampo, futuro in tasca, è quello e non serve aggiungere altro.
Non è il tempo suo… ahimè penso che per questo disco il tempo sia stato foriero di distrazioni e di indifferenze. Per lui come per tante altre opere degne di mille encomi. E se mi concedete di avventurarmi in paragoni da prendere con rispettose proporzioni, se pensiamo che del disco di Dylan hanno cinguettato in “pochi”, cosa accade alle nuove voci italiane di questo tempo omologato dove tutto sembra uguale e “computerizzato”?
Dal canto nostro ce la mettiamo tutta. Di sicuro citerò questo disco quando qualcuno vorrà parlarmi di un grande pop italiano, contemporaneo e moderno…