Melina: una fotografia temporale oltre le voci

Beh il vociare è quello della vita quotidiana, quello di tutti. Tanto alto che sembra aver un senso opportuno chiedersi “Come hai detto?”… e questo vociare poi infonde mode e sentieri battuti dove tutti in fila indiana aspettano il proprio turno di esistenza confezionata. Insomma: contro l’omologazione e a critica di un certo modo di esistere si muove questo disco. Carmen Lina Ferrante alias Melina, pugliese classe ’86 sforna un primo Ep davvero molto interessante, dal titolo “Esiste!”. Il punto esclamativo rafforza un concetto che ormai stiamo pian piano dimenticando: esistenza che prescinde dal mero apparire. Disco di soli 4 brani che però sanno dimostrare due cose importanti: la conoscenza delle regole battute, quei famosi sentieri che servono per dare orientamento e perché in fondo è riconoscenza e riconoscibilità. Ma poi a questo si aggiunge anche la libertà di seguirli per vie sghembe e distanti dal normale tracciato. Come a dire: ci vediamo a destinazione ma io faccio un’altra strada… che sempre una strada è ma diversa e tutta mia personale. Melina dunque gioca tantissimo con la forma e con la voce, da coralità in loop che danzano con scenari digitali quasi distopici e apocalittici, oppure dentro i lineamenti pop più sbarazzini, quasi plastificati… e del jazz tocca fare menzione più per quelle sfumature nelle piccole cose che per un necessario adeguamento allo stile. E ci piace questo ping pong scenico e visionario tra la voce e la melodia, nel gioco di parti che hanno sempre stretto accordi di ferro ma che qui sottilmente sembrano scollegati e compagni allo stesso tempo. E poi aromi di bossa, di saudade brasiliana forse anche complice questo timbro che al portoghese deve molto del suo lineamento estetico. E allora ascoltiamola in questo modo “Tempo” e vedremo apparire giochi coloratissimi miscelati a dissonanze melodiche davvero poco prevedibili. E poi c’è dell’epico e del medioevale dentro gli ostinati di “Essere semplice”: e qui il pop di Melina, per la chiusa del disco, torna un poco a seguire quelle regole del pop che tanto ha bistrattato con gusto e personalità. Insomma un piccolo disco, decisamente interessante… non innovativo certamente ma ricco di individualità, di scelte, di esistenza consapevole. E adesso Melina? Da qui ci aspettiamo un disco intero, di inediti scritti con la stessa pancia, libera e umile: libera dalle forme e delle mode ma umile nel far bene le cose che tanto da inventarsi c’è poco.