RæstaVinvE: gira l’esordio dal titolo “Biancalancia”
La donna al centro di “Biancalancia”, questo concept (se mi si concedesse il termine) dei RæstaVinvE, duo pugliese che dedica le proprie liriche all’amore e all’emancipazione. Un nebuloso velo adolescenziale dentro le trame di un disco d’esordio prettamente digitale, di pop quotidiano certamente ma che ha qualcosa che fugge via dei soliti modi di fare. E confesso che ho dovuto girare a spasso per altra critica alla ricerca di un orientamento utile per me e per il mio ascolto… e scopro con piacere che è opinione condivisa da molti: di certo i cliché dell’indie pop si ripetono senza troppe novità ma per tutto il disco regna un fuoco di fascino che non si sa ben codificare e che innalza l’ascolto dal semplice disco di nuovo pop d’autore italiano. Qualcosa c’è dietro le canzoni di Stefano Resta e Vincenzo Vescera ma neanche io so bene dire cosa sia ed è indubbia la loro coraggiosa ricerca di indipendenza espressiva e di personalità… e a quanto pare, lasciandoci in balia di magri riferimenti da usare, direi che ci stanno riuscendo.
(Vincesco Vescera)
Dal vissuto, è tutto vero.
Nel Sound abbiamo preso spunto da ciò che sentiamo prima di tutto in linea alla nostra sensibilità, e al nostro vissuto. Da Tom Waits ai Cigarettes After Sex a Riccardo Sinigallia.
(Stefano Resta)
Nel caso nostro, si parte dall’idea di uno dei due, che deve essere forte o comunque colpire in qualcosa. Poi l’altro prova a inserirsi più o meno, dalla fase di scrittura a quella di arrangiamento. Dipende da quanto completa o meno sia l’idea di partenza e da quanto questa venga condivisa, quanto comune sentire ci sia. La serata in cui si scrive “insieme” poi, c’è sempre. Col tempo abbiamo preso un certo metodo che si basa anche molto sulla fiducia. Prima qualche tentativo a vuoto c’è stato. Col tempo sempre meno…A volte uno guarda solo o in qualche modo aiuta l’altro a partorire l’idea, una gestazione a tutti gli effetti.
In realtà ognuno è intervenuto nelle cose dell’altro quasi in punta di piedi. Però se vuoi sapere se c’è un brano concepito insieme a tavolino.. non credo, almeno non nelle tracce di questo disco.
(Vincesco Vescera)
Questa è una domanda alla Marzullo, risponde Stefano.
Diciamo che la copertina segna un po’ chi siamo. Non sempre dietro cio’ che può apparire scuro e confuso di primo acchito è sotteso da altrettanta non chiarezza. Anzi a volte come un vecchio ecografo, l’immagine cupa e inquietante trasmette solo in parte, ed in maniera filtrata entità altrimenti impossibili da catturare nella loro vitalità più profonda.
(Vincesco Vescera)
No, non sbagli. Inoltre volevamo restare fedeli alla prima immagine elaborata con il nostro grafico, Lucio Palazzo che ringraziamo infinitamente. Quell’avatar ci ha portato fortuna nell’ultimo anno.. così da una pezza al volo destinata ad essere sostituita quanto prima.. è diventata il fil rouge di tutta la comunicazione grafica.
Diciamo che è un’indicazione ad ascoltare l’album nelle ore notturne per apprezzarne maggiormente le dinamiche e le sensazioni. Siamo due esseri che vivono la notte, non necessariamente nella stessa maniera, la amano, la rispettano e in maniera diversa provano a descriverla. A lasciarsi ispirare da essa, e di questi tempi tutti ne abbiamo capito l’importanza. La vita notturna è stata abolita perché siamo tutti entrati in un sogno della ragione per fare una citazione. Un incubo da cui ci stiamo ancora riprendendo.
(Vincesco Vescera)
Il contenuto, sempre. Assolutamente.
Vincenzo ed io abbiamo uno stile non stile. Seguiamo ciò che ci piace prediligendo anche grazie alle preziose indicazioni del nostro producer Maurizio Loffredo, ciò che siamo. In maniera più autentica possibile. Più passa il tempo e più capisco che o rap o trap o rock o pop… L’importante è non fossilizzarsi troppo. Conoscere come apparire è importante solo se hai qualcosa da raccontare. Credo.