Geddo: tornando all’uomo con “Fratelli”

Ed ecco arrivarmi tra le mani un disco come “Fratelli”, nuova opera di Davide Geddo, cantautore di lungo corso a cui dobbiamo sicuramente il merito di saper restituire semplicità alla forma canzone, di non averla mai piegato alle mode, alle convenienze, ai cliché dei nuovi media. Canzone classica, canzone trasparente, canzone di istintivo bisogno di esprimersi dentro stilemi - manco a dirlo - classici della canzone d’autore italiana. Brani come “Su la testa” (dolci richiami di un Bertoli combattente) segnano il passo verso una coscienza e una stima di se più che verso il bulimico bisogno di riconoscersi in altro. Disco che ovviamente non fa dell’estetica il suo valore di punta che invece si attesta dentro un bel sound pulito di “normale” pop italiano… disco che si impreziosisce di una lunga schiera di collaborazioni tra cui sottolineiamo Federico Siriani, Roberta Carrieri, Folco Orselli e tanti tanti altri. 
Basta imbattersi nel video di lancio per capire qual è il linguaggio che pensa al cosa dire e non al “come”…

Che bel titolo… chi sono i tuoi veri "Fratelli"? I tuoi tanti colleghi che ritroviamo qui su questo disco… i tuoi veri compagni di vita… chi…?
Fratelli celebra lo spirito di chi si sente, anche solo istintivamente, dalla stessa parte di una barricata. Chi si riconosce in una dignità del pensiero, della parola e della canzone. Ne fanno sicuramente parte i musicisti di cui mi circondo ma anche le persone più fragili, più incerte e come me insicure. 

Ma per essere maggiormente profondi con le parole, cosa significa davvero per te questa espressione?
Questo riconoscersi implica una somiglianza e dalla somiglianza mi è sovvenuto il titolo in un momento in cui mi rendevo conto che certi Fratelli li incontri solo giocandoti per davvero oltre il quotidiano. Inoltre è una parola adatta a fungere da contraltare al mio precedente lavoro che si intitolava Alieni. Fratelli è complementare ad Alieni e celebra il riconoscersi e la condivisione dove prima parlavo di alienazione e distanze. 

E riferendoci alle canzoni del nuovo disco di Geddo? Sono sorelle anch'esse… o sono figlie?
Le canzoni sono sempre figlie, rappresentano una tua creazione, frutto dell’amore che incontri o che perdi in ogni ambito. Il saper usare o no di questo metro, che tempo fa è stato il social di generazioni intere e che ora è un po’ in crisi, mantiene comunque il potere profetico e la forza di rinascere ad ogni nuova fase della vita. Se sei riuscito a scrivere delle cose che ti rappresentavano anche solo nella forma è molto probabile che quelle parole crescano con te. 


In particolare mi fermo in questa storia d'amore randagia, nascosta nel buio di un condominio… quasi mi riporta alla mente "Dolcenera", l'alluvione che sorprende gli amanti… ovviamente qui non c'è alluvione e non c'è Genova… ma c'è l'amore segreto dentro cui canzonare un poco la vita anche, se vogliamo. Lo voglio chiedere ad un cantautore: perché amarsi è spesso proibito? È un assurdo non trovi?
L’amore è proibito proprio perché va oltre le regole, scarnifica le promesse, infrange i vincoli. Da sempre si cerca di arginare una tale energia per la dirompenza e le ferite che lascia. Non starò lì a giustificare chi fugge ma nemmeno a benedire chi ha creduto che l’amore possa essere un diritto acquisito. Nella canzone che citi c’è proprio la chiave di lettura doppia. La canzone sembra descrivere l’amorevole ritorno a casa di un lui ma poi si scopre che è la scena descritta da un terzo incomodo che dalla serratura dell’armadio sta osservando il quadretto familiare cercando in tutti i modi i tempi per una rocambolesca fuga. Cerco di svelare come in fondo tante situazioni dipendono dal punto di vista con cui le osservi. E’ una canzone con una dimensione narrativa semplice ma viva. 

In questo momento storico, difficile, Geddo come lo sta affrontando? Come stanno vivendo le tue canzoni?
È un momento atroce. Tutto quello per cui ho vissuto non conta più nulla o è vietato. Le mie canzoni si sentono messe in un angolo come qualcosa di lontano. Mi sento la persona più inutile della terra senza i miei concerti e le serate in cui comunque alla fine mi cascava tra le braccia una chitarra. D’altra parte non credo si possa fare molto di più che aspettare tempi migliori. La consapevolezza che mi tiene in piedi è quella che quando l’incubo finirà ci sarà una socievolezza disintegrata da riconnettere completamente. In quella fase la musica e soprattutto quella che prova a dire qualcosa diventerà la cosa più importante per riportare empatia e condivisione. Non vedo l’ora. 

Qualcuno ci ha detto che tra non molto uscirà qualcosa in vinile di tuo… o sbaglio?
Ho un progetto che potrebbe interessare gli appassionati di vinile e vorrei metterlo in cantiere per la fine dell’anno. Purtroppo fare progetti in questo momento storico somiglia più a fare scommesse ma sicuramente sarà la prossima mossa. Si tratterebbe comunque di una specie di pezzo da collezione di cui vorrei studiare bene ogni aspetto.