Littamè: “Everest è la mia battaglia più vera”

Con il nuovo singolo “Everest”, Littamè torna a raccontarsi senza filtri, trasformando fragilità, cambiamento e coraggio in un’unica scalata emotiva. Un brano che non è soltanto un pezzo pop dall’impatto intenso, ma un viaggio personale: il ritratto di un periodo in cui il bisogno di non deludere gli altri rischiava di soffocare la sua vera voce.

“Everest” nasce infatti da una presa di coscienza: il momento in cui Littamè decide di lasciare andare le aspettative esterne e iniziare ad ascoltare sé stessa, anche quando farlo significa esporsi, emozionarsi, ammettere paure. Una vulnerabilità che, come racconta, accompagna ogni fase della scrittura — dalle lacrime spontanee in studio alla difficoltà di mostrare il proprio lato più ribelle e autentico.

Nel brano si intrecciano sensazioni universali: la paura di deludere chi amiamo, il timore di sbagliare, la fatica di affermare il proprio spazio. Ma anche la consapevolezza che nessuna crescita è possibile senza un atto di coraggio. Littamè spera che “Everest” diventi un abbraccio per chi sta vivendo lo stesso conflitto interiore: genitori, partner, amici da non ferire… e quella voce interiore che chiede finalmente di essere ascoltata.

In questa intervista per Il Riflettore, l’artista ci porta dentro la montagna che ha scelto di scalare: la sua. E ci mostra come, arrivati in vetta, la vista sia sempre più limpida quando si impara a non tradire sé stessi.

C'è un momento della tua vita personale che hai voluto riflettere in “Everest”? 
Direi non un momento ma un periodo: un periodo in cui davo più spazio al “non deludere” le aspettative degli altri su di me, piuttosto che dare importanza veramente a quello che volevo vivere io.

Qual è stata la parte più difficile di condividere “Everest” con il pubblico? 
Essermi aperta così tanto su questa canzone per me è stata una sfida. Far conoscere a chi mi sta attorno questo lato “ribelle” non è stato facile. Far sentire la mia voce è stato difficile perchè ho avuto paura di deludere qualcuno che si aspettava molto da me, ma alla fine ha vinto il “non voler deludere me stessa”. Il fatto di far sentire che anche io ho il mio volere, i miei bisogni, i miei spazi da tenere, i miei pensieri è stato difficile.
 
Come hai gestito le emozioni personali mentre lavoravi su “Everest”? 

Sinceramente io ogni volta che scrivo una canzone il piantino me lo faccio perchè non è semplice per me aprirmi alle persone che in quel momento stanno lavorando con me. Piango perchè a volte ho anche paura di far sentire la mia voce per paura di sbagliare ma alla fine chi non sbaglia mai nella vita?

Cosa speravi di trasmettere attraverso “Everest” rispetto alla tua esperienza personale? 
Speravo di far sentire alle persone che non bisogna aver paura di deludere nessuno se no si rischia di essere schiacciati da se stessi, che alla fine bisogna solo ascoltare la propria di voce e concedergli lo spazio che merita.

Come pensi che “Everest” possa aiutare i tuoi fan a connettersi con te in modo più profondo? 
Magari stanno passando anche loro una fase in cui hanno paura di deludere i propri genitori, la propria famiglia, il proprio partner o i propri amici e hanno voglia forse di sentirsi dire che in realtà le persone a loro care gli vogliono bene così come sono e con le loro idee, le loro passioni, i loro sentimenti e le loro emozioni. È una questione di coraggio.