Patrizia Petruccione e Riccardo Aicardi: dietro le quinte di “Una camicia rosso sangue”


Con Una camicia rosso sangue, Patrizia Petruccione e Riccardo Aicardi ci trasportano nella Sicilia ottocentesca, tra intrighi, delitti e diplomazia internazionale. Il garibaldino Giacomo Dho si trova coinvolto in un’indagine complessa che lo allontana temporaneamente dalla lotta per la liberazione del Meridione.

La loro scrittura a quattro mani nasce da amicizia e divertimento, con un equilibrio creativo spontaneo. “Uno scrive quando vuole, l’altro si inserisce liberamente,” raccontano, sottolineando la loro sintonia.

La ricerca storica, curata nei minimi dettagli, rende l’ambientazione autentica e coinvolgente. Dopo questo romanzo, la coppia creativa ha già pronti altri quattro volumi della serie e un nuovo progetto ambientato nel periodo napoleonico.

Un mix di mistero, storia e passione che promette di conquistare i lettori

Come è nata la vostra decisione di scrivere a quattro mani e cosa vi ha spinto a intraprendere questa avventura?
Patrizia ha proposto la collaborazione, Riccardo l’argomento. Di solito dovrebbe essere il contrario. Invece noi prima abbiamo deciso di collaborare poi cosa fare. Questo dice chiaro che alla base del nostro lavoro c’è amicizia e divertimento. Il primo romanzo ha preso forma rapidamente e abbiamo continuato decidendo di volta in volta la tappa successiva. L’avventura è questa: cominciare uno o più storie senza sapere bene come finiranno.

Quali sono stati i momenti più complessi del lavoro a quattro mani e come siete riusciti a superarli? Come riuscite a bilanciare i vostri rispettivi stili di scrittura e quali sono i punti di forza che ognuno di voi apporta al progetto?
Questo, che a prima vista sembra il problema più complesso, in realtà non si è quasi mai presentato. La sincronizzazione è avvenuta in modo abbastanza spontaneo e, dopo i primi tentativi di scrittura comune, di seguito è migliorata. La nostra è una collaborazione libera. Uno scrive quando vuole e come vuole senza troppa programmazione. Questo lascia talvolta la “storia” in mano ad uno dei due finché l’altro non si inserisce. Altre volte ci si dividono i compiti o si lavora direttamente insieme. Si potrebbe dire che il modo di collaborare è deciso dal contenuto in ogni momento della scrittura. I punti di forza individuali sono difficili da estrapolare. Forse si potrebbe attribuire a Patrizia una grande attenzione ai dettagli del racconto e a Riccardo il gusto per l’ironia e le citazioni mascherate. Ma di fondo i nostri romanzi sono “nostri”.

Oltre al lavoro narrativo, avete curato anche altri aspetti del libro, come la ricerca storica o la scelta dell’ambientazione?
La ricerca storica per le nostre storie è importante non tanto e non solo per gli avvenimenti e personaggi intorno ai quali si muove la narrazione ma ancor di più per gli aspetti minori della vita quotidiana, del modo di vestire, del cibo. I tempi di percorrenza a cavallo o in carrozza o in nave. La rete postale. Questi particolari sono fondamentali per rendere la storia più verosimile possibile e concorrono a ricostruire una ambientazione credibile e piacevole per il lettore.

Quali sono i vostri prossimi progetti e cosa vi entusiasma del futuro come coppia creativa?
Una parte del nostro futuro è già passata perché dopo “Una camicia rosso sangue” sono pronti e verranno pubblicati altri quattro romanzi della serie di Giacomo Dho. Adesso stiamo lavorando ad un romanzo storico, da una idea di Patrizia, ambientato nel periodo napoleonico, dove non ci sono delitti e misteri ma la parabola di un italiano prima affascinato e poi deluso dall’esperienza bonapartista.  Le molle principali della nostra collaborazione sono il divertimento e l’amicizia. Il divertimento che ci spinge a continuare a inventare situazioni e a giocare con gli intrecci narrativi che rimbalzando dall’uno all’altro con continue modifiche talvolta ci portano dove non era previsto di arrivare con il racconto. L’amicizia che ci lega fin da ragazzini e che non ci impedisce di essere critici severi, anche sarcastici nei confronti del lavoro fatto dall’uno o dall’altro, ma che riesce a dare alla nostra collaborazione un significato che va oltre la scrittura.