Intervista al cantautore e polistrumentista siciliano Sergio Gelsomino

 

Il cantautore e polistrumentista siciliano
Sergio Gelsomino porta con sé tutta la passione e la linfa vitale della sua terra esprimendola attraverso la sua musica. Il genere dell’artista è caratterizzato da testi profondi, non solo in italiano, ma anche in inglese, accompagnati da musica a volte rock, a volte melodica e dal suo marchio di fabbrica, il flauto in ebano.
 
Lo abbiamo intervistato in occasione dell’uscita del nuovo singolo “Occhi da bambina” estratto dall’album “Fiore di nuvola”. Il disco contiene cinque tracce ed è stato presentato per la prima volta al Festival del teatro di strada 2022 a Schwerte in Germania, convincendo rapidamente non solo il pubblico dal vivo, ma anche diversi curatori di playlist Spotify in 40 paesi.
 
Ciao Sergio, benvenuto. Prima di tutto, cos’è per te la musica?
Semplicemente la mia vita! Non solo perché è presente in ogni momento della mia esistenza, ma anche perché non posso proprio farne a meno in tutte le sue forme. Se infatti non sto direttamente suonando, magari sto componendo o la sto insegnando. L’ascolto o canticchio mentre faccio qualcosa. La musica mi ha salvato la vita più volte. L’ho amata, l’ho odiata, l’ho persa e l’ho ritrovata. Il mio flauto ha persino un nome, Matilda ed è come una figlia per me.
 
Come è nato il nuovo singolo “Occhi da bambina”?
Come cantava De Andrè: “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”. "Occhi da bambina” vide la luce in seguito ad una profonda delusione d’amore. In un periodo in cui la vita già si divertiva a prendermi in giro sotto tutti i punti di vista, mi innamorai in più della persona sbagliata nel momento sbagliato. Era anche un momento in cui stavo perdendo sempre di più la fiducia nelle persone, ma ciò nonostante decisi di essere sincero ed aprii il mio cuore. Ne uscii con un cuore infranto, deluso e la voglia di mollare tutto. E in effetti mollai tutto per andare in America a suonare in un’orchestra. Prima però buttai tutto in versi e poi venne la musica. La persona in questione non lo sa neanche che ci scrissi una canzone.
 
Quale messaggio vuoi trasmettere con questo brano?
Che anche se l’amore può far male, val la pena di essere vissuto. Nella vita penso che tutto abbia due valori, due sfaccettature, come lo Yin e lo Yang. Senza la notte non esisterebbe il giorno, senza il silenzio non ci sarebbe musica e senza sofferenza non apprezzeremmo la gioia.
 
A chi dedichi questo singolo?
A tutti i cuori infranti, a chi pensa di mollare tutto e vuole arrendersi. Si può anche cadere nella vita, l’importante non è solo rialzarsi ma è anche cadere in avanti. La vita non è facile per nessuno, ma la differenza sta sul come prendiamo le cose che avvengono e come reagiamo. E se si tocca il fondo, non si può fare altro che risalire.
 
“Occhi da bambina” è estratto dall’album “Fiore di nuvola”. Quale è stato lo spunto che ti ha portato alla realizzazione dell’album?
Premesso che per me l’esibizione dal vivo ha un’importanza fondamentale nella realizzazione della musica come forma d’arte, ho infatti registrato le mie prime canzoni più per me stesso che per la vendita. Una sorta di promemoria e diario musicale da lasciare in eredità. Credo che la musica sia dinamica e in continua evoluzione come la nostra esistenza, e non può quindi essere limitata a un solo momento, a una registrazione che è come una fotografia sonora. Magari una bella fotografia ma pur sempre un momento morto. Ciò che viene composto, può invece sempre essere cambiato nei dettagli; la situazione in cui ci si esibisce, il tipo di pubblico, il nostro stato d’animo nel momento in cui suoniamo, è tutto molto variabile ed influisce sul suono, sul brano, sull’esecuzione. Ciononostante oggi siamo abituati a sentire la musica attraverso i media, i supporti tecnologici, e il mio pubblico ha più volte espresso il desiderio di poter ascoltare la mia musica anche al di fuori dei concerti. Così ho raccolto alcuni brani cercando di dar loro un senso logico e sonoro ed è venuto fuori l’album “Fiore di nuvola”. E devo dire che realizzarlo è stato un lavoro molto interessante e creativo. Forse sto cominciando a prenderci gusto…
 
Qual è la particolarità del disco?
È un disco molto colorato, sia per quanto riguarda la copertina che musicalmente. Le sonorità e i generi delle canzoni infatti sono varie ma allo stesso tempo unite da un filo conduttore. Inoltre i temi trattati raccontano una storia: la mia, ma anche quella di tutti noi, come un album di fotografie musicali da sfogliare in meno di mezz’ora. Dentro c’è la spensieratezza adolescenziale, il mal d’amore, la speranza, il sogno e persino il periodo della pandemia. È un prodotto genuino e c’è veramente tutto me stesso dentro. Infatti oltre ad avere scritto sia i testi che la musica, ho arrangiato e suonato personalmente ogni strumento. La grafica della copertina, realizzata dal mio caro amico designer Gabriele Ferrara si basa su una fotografia reale che racconta il legame che ho con la mia terra. Sullo sfondo un paesaggio del centro Sicilia e in mano le mie due anime musicali: la classica e il cantautoriale, rappresentate rispettivamente dal flauto e dalla chitarra.
 
Grazie mille per la tua disponibilità, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere questa intervista?
Grazie a voi per le domande interessanti e per il tempo che mi avete dedicato. Inoltre voglio ringraziare i miei fan, senza i quali la mia musica sarebbe come un albero che cade in una foresta e nessuno lo sente. Inclusi lo sono prima di tutto la mia famiglia e i miei amici che mi sostengono da sempre in tutto quello che faccio. Inoltre un grazie speciale va anche al mio ufficio stampa, che sta facendo per me un lavoro incredibile. Grazie alla musica, che rende questo mondo migliore.