1000Streets: l’electro-pop senza confini

Si intitola “Electro Way” come a testimoniare che esistono 1000 infinite direzioni diverse dentro cui far piegare la vita e le sue contaminazione. E di base, per la 1000 Streets’ Orchestra, esiste lo swing digitale, preciso sul timing, compatto nella definizione del drumming e dei suoi arrangiamenti. Esiste la ricerca che tele-trasporta il tutto dentro il soul, dentro il jazz da cui prende raffinate cuciture di stile, dentro il pop ovviamente, quello inglese in primis, quello americano nello suo sfarzo. Prende anche dal lounge senza mai accomodarsi nei silenzi morbidi… e poi che dire della ricerca che diviene distopica, si fa sospesa in talune occasione di code strumentali. E troviamo il rap a contorno di alcune volute underground e troviamo - mi si perdoni l’azzardo - il glamour esotico quasi latino a pennellare alcune delle sensazioni tutte mie personali. Un disco che non possiamo raccontarvi tanto è grande la sua estensione, in lungo quanto per il largo… basti pensare che al collettivo dell’orchestra si aggiungono ben oltre 50 elementi tra tecnici e artisti. E noi siamo qui a far girare un disco che ha decisamente i connotati del vero “rock” d’espressione, quello che amiamo in primis per la sua libertà poetica e concettuale anche se, va detto, “Electro Way” raramente si lascia andare dentro finiture tutte umane e tutte fragili ma resta sempre troppo ben composto quasi fosse una programmazione impeccabile. Avremmo gradito un apporto maggiore dell’uomo e meno della sua precisione tecnica. Ma resta comunque un disco grande, vasto, dentro cui perdersi per dare al nostro personalissimo giro di boa un sapore di fascino e di energia non contenibile a priori. Ecco: come appare anche dai video, non è certo quel senso di confine che ci riportiamo a casa fin dal primo ascolto del nuovo disco della 1000 Streets’ Orchestra.