Riff Willer: i luoghi, il suono, il post punk


Amedeo Quagliarella, abruzzese ma inglese di derivazione stilistica per quel che concerne questo rock sbarazzino, molto beat, molto poco glam da intendersi come una certa evoluzione dei RS avuta in seconda battuta. Siamo più dentro le rime dei Velvet o di quel Iggy Pop, siamo dentro le trame dei rocker anni ’70 ma comunque non manca quella certa acidità che tramuta il tutto in soluzioni pop del nostro tempo. Tutto questo e molto altro ancora è l’esordio di Riff Willer dal titolo “Streets of Chance”… e per rispondere direttamente alle sue osservazioni: certamente l’Abruzzo non è la periferia del mondo ma temo che sia davvero distante da un certo periodo storico, da certe contaminazioni musicali, da certe derive del rock. E l’Abruzzo come tutto il resto d’Italia probabilmente. Poi sempre che possiamo sbagliare e sempre che tutto questo è comunque figlia del personalissimo modo di stare al mondo.

Stile brit rock da una parte e italian rock (come direbbe qualcuno) dall’altra. Tu cosa scegli? 
Senza dubbio il primo, tutta la vita. Ma, capiamoci subito, non è il mio snobismo o gratuito spirito autoreferenziale. Per carità, niente contro l'italian rock, specie per quello, celeberrimo, detto progressive, l'unico capace, 50 anni fa, di far breccia all'estero. Ma il rock tricolore di oggi, a mio avviso, è un'altra cosa. Senza offesa.

Se di Iggy Pop e di Mick Jagger prendi quella sfrontatezza nei modi di fare, il suono da chi lo prendi?
Credo di capire dove vuoi andare a parare ed è un tuo diritto, ci mancherebbe altro. Il suono di "Streets of Chance" è il mio, quello che segna la mia vita musicale. Chiaro poi che, non mi costa ammetterlo, ciascuno è influenzato da gruppi e da artisti. Sì, anche per me sono tanti i mostri sacri che mi hanno ispirato e nel cui solco mi sono avventurato. Senza tuttavia scimmiottarne alcuno.

Un disco come questo fotografa i tuoi anni, le tue ispirazioni, i tuoi dischi… dunque hai fatto il punto e sei pronto ad una personale trasformazione?
Vero, un disco autobiografico, pieno di sensazioni e di emozioni maturate sul campo. Mi dicono sempre che di carattere sono ruvido, non di rado spigoloso, e che dalla musica che faccio, in parte si sente. Se mi trasformerò lo vedremo, anzi, lo sentiremo.

Le “Chances” che hai davanti quali sono?
Le mie "Chances"? Intanto quelle di averci provato, di aver, con tanta fatica, prodotto da solo questo lavoro. Le opportunità future stanno per ora nei miei desideri, nella mia ambizione di continuare. A tutti i costi.

Abruzzese di origine… ma per questo disco hai vissuto sulla tua pelle quei luoghi?
Lo voglio ribadire, una volta per tutte. Vivere in Abruzzo non è come guardare un intervallo televisivo in bianco e nero degli anni '60, con le pecore e i pastori. Ne vedo più, ancor oggi, alle porte di Roma e nessuno si scandalizza o dà del provinciale a un autore della periferia metropolitana. Riflessione a parte, sì, ho tratto ispirazione da quei luoghi del Regno Unito che sono stati e sono la culla del rock e delle...opportunità musicali.