Nereo: le sue “Danze cosmiche” di grande pop

L’avevamo incrociato con il primo singolo “Senza voce” uscito in digitale dentro i tradizionali canali. Ed oggi questo disco che si fa attendere dal titolo “Danze cosmiche” lo vediamo anticipato da un secondo brano dal titolo “Fine di un’estate”, impreziosito anche da un video d’autore davvero notevole, di contenuti, di letture per niente banali… un lavoro di cesello che Nereo codifica dentro matrici pop da cassetta, pulite scritture, efficaci melodie, forza lirica assai interessante. Dunque i presupposti, rivelatisi in sordina, in realtà celano la ragione di un’attesa carica di aspettative. E noi siamo qui ad attendere fiduciosi…

Primo singolo Nereo. Non sembra un paradosso una canzone “Senza Voce”? Bell’immagine, apocalittica direi…
È esattamente ciò che cercavo con il titolo, il paradosso del cantautore che con la voce canta il non detto delle relazioni che si affievoliscono e, poi, muoiono piano piano. La gola che si accartoccia in un singulto imploso. Apocalittico, certo, per chi fa della voce il proprio strumento d’espressione massima.

Pop attuale, un mood decisamente digitale… per quanto le radici sono classiche, quelle del grande pop d’autore italiano. Come la vedi?
Credo sia giusto corteggiare la modernità per fare in modo che la forza di certe esperienze arrivi anche alle orecchie più sorde di suoni altri rispetto all’imperante odioso rap, trap, e compagnia cantante. Ma senza svendersi. 

Veniamo alla produzione perché anche in questa direzione si riconferma una collaborazione che hai da tempo… vero?
Luigi Patruno, della Crescendo Audioregistrazioni, ha sempre supportato le mie creazioni, dalla primissima realizzazione nel lontano 2006.

Posso farti una domanda dallo sfondo sociale? Parafrasando solo il titolo e non il messaggio (che dell’amore si nutre), per te cos’è la voce? Averla, proteggerla… restarne senza è assai grave non trovi?
Quando sei giovane e ossessionato dalla tecnica, la protezione delle corde vocali rasenta il feticismo. Le curi come si curerebbero dei pargoletti perché pensi che, quando cresceranno, daranno soddisfazioni. Poi cresci tu, inizi a scrollarti di dosso le fisime e la vita t’insegna altre priorità, dandoti delle pietre d’inciampo, anche. Ancora oggi, per me, è fondamentale sentire di poterne disporre senza impedimenti, al minimo mal di gola mi scopro intrattabile. Al di là del canto e dell’arte, sono convinto che solertemente stiamo confezionandoci una società sempre più afona, crepata da difficoltà di linguaggio e d’articolazione del pensiero. I giovani non sanno cosa siano i libri oltre quelli che le scuole e le università impongono.

Parliamo oggi di un nuovo singolo, un nuovo bellissimo video dal titolo “Fine di un’estate”. Che poi alla fine c’è tanto di quel respiro che oggi manca alla vita… cosa ne pensi?
Anche in questo caso racconto la parentesi d’amore (non saprei come altro definirla) associandola al termine della calura estiva. Il video è affidato alla sapienza coreografica di una danzatrice russa che disegna nell’aria le suggestioni che la voce riferisce. L’ambientazione bucolica si lega perfettamente al brano interpretato da chi vuole trovare consolazione, forse, nella vegetazione sussurrante. 
Spero che i lettori de Il Riflettore possano trovare nelle immagini quel respiro di vita di cui si parla nella domanda, che poi non è altro che un alito che gonfia la natura i(n)spirante ed espirante.