I Måneskin vincono Sanremo 2021

I Måneskin con il brano "Zitti e buoni" vincono la  71ma edizione del Festival di Sanremo. Al secondo posto Francesca Michielin e Fedez con "Chiamami per nome", al terzo Ermal Meta con "Un milione di cose da dirti".

Scritto e composto interamente dalla band, “Zitti e Buoni”, con sonorità crude e distorte, ha portato all’Ariston il graffio rock che caratterizza l’attitudine dei Måneskin, per la prima volta a Sanremo. Un brano carico che ha la dimensione live nel suo dna, quella di cui gli artisti si sono nutriti attraversando l’Italia e l’Europa nel primo lungo tour di oltre 70 date sold out.

“Zitti e buoni” è un pezzo che parla principalmente di redenzione e voglia di spaccare il mondo con la musica, una sfida contro i pregiudizi, tema centrale nelle produzioni del gruppo.

Il videoclip, diretto da Simone Peluso, vede Damiano, Victoria, Thomas e Ethan alternarsi sulla scena interpretando con un’energia vigorosa il brano, tutto girato in un set minimal dove a risaltare è la musica attraverso la performance di ogni membro della band. Il video di “Zitti e Buoni” trasuda l’energia live che i Måneskin fanno vivere dal palco con grande impeto, catapultando il pubblico in quella dimensione.

Dopo l’album di debutto “Il ballo della vita”, doppio disco di platino, il gruppo italiano più irriverente della scena pubblicherà il 19 marzo “Teatro d’ira – Vol.I” (già disponibile in preorder): il primo volume di un nuovo progetto più ampio che si svilupperà nel corso dell’anno e che racconterà in tempo quasi reale gli sviluppi creativi della band insieme alle prossime importanti esperienze, fra le quali quella del Festival. Un percorso ambizioso e in continuo divenire, partito dal singolo “Vent’anni” (disco di platino) che trova la sua prima estensione in “Teatro d’ira – Vol.I”. Un disco tutto suonato, registrato in presa diretta, rimandando alle atmosfere analogiche dei bootleg anni ’70 e allo stesso tempo contemporaneo, capace di rappresentare lo stile della band. Il teatro, metafora in contrasto con l’ira del titolo, diventa lo scenario in cui questa prende forma. Non si tratta di una collera contro un bersaglio, ma di un’energia creativa che si ribella contro opprimenti stereotipi. Una catarsi che genera, grazie all’arte, una rinascita e un cambiamento in senso positivo.