“Tsunami” è il grido più intimo di Francesco Nardo, con Frego
Dici che la musica vi ha uniti: qual è il ricordo più forte del vostro primo incontro artistico?
La prima volta che ci siamo incontrati, è stato in una serata in cui dovevamo suonare entrambi, da li non ci siamo più separati ne musicalmente ne umanamente
Perché proprio la “penna agrodolce” di Frego era necessaria per completare questo brano?
Frego ha un sincerità narrativa ed una penna in grado di creare piccoli film, mi serviva il suo punto di vista nell’ambito della narrazione di una crisi personale perchè la canzone risultasse completa
Come si sono intrecciate le vostre esperienze di vita nel processo di scrittura?
Continuando a vivere la musica insieme, io quando lui suona in full band lo accompagno alla batteria: abbiamo raggiunto un rapporto talmente profondo da capirci soltanto guardandoci ed è una sensazione meravigliosa.
Napoli e Catania sono due poli emotivi fortissimi: che tipo di dialogo nasce quando vi incontrate creativamente?
A volte ci parliamo in dialetto e sembra di stare tra le fila degli operai della Torre Di Babele, alcune volte lo facciamo senza volerlo, altre per creare un nostro linguaggio in codice e non farci capire, è uno spasso enorme perchè io capisco il Catanese e lui il Napoletano stretto ma poi quando siamo a Milano, non tutti capiscono quel che ci diciamo e ci guardano come se fossimo Marziani
Dopo “Tsunami”, avete già immaginato altri pezzi insieme?
Non avevamo mai immaginato neanche un pezzo insieme ed alla fine è arrivato come il lieto fine più prevedibile dei film romantici, sicuramente lui sarebbe uno dei pochi con cui mi divertirebbe
realmente fare un tour intero, sarebbe uno scambio continuo ed un confronto senza sosta
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