REJECTO: un disco di periferia, un disco centrale
A disposizione abbiamo solo un moniker e un logo. E tanto basta… al resto pensa il suono e la lirica, pensa la potenza del suono e della lirica. REJECTO firma il suo esordio dal titolo “Prima, durante e…dopo?”, disco di scissione, di frammentazione, disco di difficile gestione per la pubblica piazza dormiente. Forse il momento sociale più alto che sinceramente non trovavo così opportuno e “fastidioso” da anni dentro un disco della scena indie che spesso, scena di artisti che sempre inneggiano ad una qualche forma di rivoluzione ma alla fine il tutto è solamente una mera soluzione estetica. Rejecto non ha maschere ne filtri e non ha neanche bisogno di ricorrere a volgarità: anzi, la sua è una disamina pungente, velenosa, intelligente… decisamente americana nel mood... appunto “fastidiosa” per chi non vuol avere orecchie per sentire. Un flow decisamente figlio delle retrovie da cui l’omologazione del sistema si aspetta disciplina e non pensiero critico. Con Rejecto cade male… anzi malissimo.
Non penso sia del tutto vero, la musica l’ho pensata e ricercata e arrangiata e prodotta e post prodotta, volevo proprio che fosse così. Altrettanto le parole, che sentono l’urgenza di raccontare la realtà orribile che il mondo sta vivendo. Chi scrive canzoni rap, di solito scrive molto e poi deve far sì che le rime siano piacevoli e quindi ricercare i termini giusti e il significato giusto, poi dargli un tempo giusto… chi fa rap è spesso mal considerato, penso invece che siamo al cospetto di veri e propri scrittori post moderni, non sempre picareschi, non sempre pronipoti scemi di Guido Cavalcanti. In Italia ce ne sono molti bravissimi.
Per il suono e l’arrangiamento, ho deciso di rimanere nel mondo della musica elettronica, le velocità dei brani, i bpm, sono quelli dell’House music, senza sample, come nella Tekno. Volevo che suonasse dai venti Hertz ai quindicimila, che fosse leggero ma non già sentito, la forma canzone che ho usato è spesso convenzionale, perché pensavo dovesse essere digeribile, anche i testi cercano l’ironia perché veicolano concetti pregnanti, secondo me.
Posso ringraziarti moltissimo per questa tua affermazione, che trovo centrata come la pancia di Buddha e il suo ombelico?!
Una canzone può generare un’intervista, poi un’altra, poi un’altra canzone. Può incitare un altro artista a cantare contro Bill Gates, cosa che ho da poco sentito fare e non avevo mai sentito fare prima di Rejecto. Te la ricordi la biblica storia del pastorello Davide che sconfisse con una fionda e una pietra, il gigante dei Filistei? Comunque, anche se non credo al karma, bisogna provarci, giusto?!