“IN THE NAME” è il nuovo singolo di YKO, un brano per riflettere sulla connessione tra responsabilità personale e collettiva
Dopo aver calcato i più importanti palchi d’Europa, Russia e Regno Unito come opening act di band di fama internazionale tra cui Evanescence, Disturbed e Vanilla Sky, il cantautore campano dall’animo multietnico YKO torna ad emozionare con “In The Name”, il suo nuovo singolo.
Scritto da Giacomo Bove e
arrangiato dallo stesso interprete, il brano è una suggestiva e
commovente catarsi musicale, avvalorata dall’intensità
emozionale di una vocalità inconfondibile che accarezza
anima e cuore per risvegliare la mappa sensoriale insita in ciascuno di noi,
con l’intento di condurci ad una maggior consapevolezza,
alla presa di coscienza, reale e sincera, del nostro ruolo nel
mondo, scardinando gli alibi e i pretesti dietro cui ci
nascondiamo per sfuggire ed evitare di far fronte alle nostre responsabilità.
Una deflagrazione interiore che, mediante la minuzia e la finezza di un testo saturo di poesia, tramuta un urlo silenzioso in un boato condiviso, capace di scuotere le coscienze per ricordarci che la tendenza umana a giustificare ogni atto di violenza, fisica, psicologica, ambientale, è solamente la vile maschera dietro cui si cela l’agire di ciascuno di noi prima che si identifichi in condotta collettiva, quell’insieme di comportamenti sociali contro cui siamo soliti puntare il dito, elidendo dalla traiettoria incriminata il nostro stesso operato quotidiano.
Attraverso
un’ineccepibile analogia tra il combattere per il desiderio
di farlo, quella sete di potere insita da sempre
nell’uomo, e l’attribuire la propria attitude oscura e
malvagia in nome di una causa più grande - «maybe
I'm going in God's reign, just 'couse I've killed in God's name» («forse
andrò nel regno di Dio, solo perché ho ucciso in nome di Dio») -,
YKO pone in raffronto l’inclinazione personale all’azione di facciata, scandagliando
le dinamiche in cui ci rifugiamo anziché riconoscere le falle delle nostre
scelte, evidenziando il triste, ma fortemente realistico, spaccato in cui ogni
essere umano predilige raccontare a se stesso ciò che lo distoglie da colpe e
peccati, anziché guardare dritta in faccia e affrontare la propria condizione,
da sempre in bilico da tra luce e ombra.
Una denuncia
in musica, ma al tempo stesso uno stand-by
spazio-tempo, il sollievo dal mondo di cui mente e corpo
necessitano per ricongiungersi alla loro vera essenza,
come lo stesso YKO spiega:
«”In The Name” è la trasposizione musicale di ogni scusa, di ogni attenuante, che l’essere umano utilizza da sempre per giustificare qualsiasi atto di violenza. È un grido silente di protesta verso ciò che l’uomo prova a distruggere ogni giorno, ma al contempo si pone come una sorta di catarsi, di purificazione, per consentirci di ricongiungerci alla parte più ancestrale di noi».
Come la preservante calma
delle onde del mare può smuovere una roccia e modificarne linee e tratti, allo
stesso modo, “In The Name” è un pacato ma viscerale flusso di pensieri,
emozioni e sentimenti, che si staglia nel profondo
dell’ascoltatore sin dalle prime note, per giungere ad una dimensione ancora
più intrinseca e modificarne azioni, atteggiamenti e comportamenti.
«”In The Name” – conclude YKO - è la mano insanguinata di un
soldato che stringe l’erba per l’ultima volta tra le grida e il dolore. È
l’esitazione della mano che affonda il ferro nella carne. È il rumore di mille passi
nel fango che schizza fino alla faccia. È il suono che fanno i sovrani quando
cadono e gli dei quando crollano».
Un pezzo in grado di sfiorare
e travolgere le corde più intime del sentire umano,
consentendo una totale immersione nelle proprie azioni, nel
proprio modo di pensare, vedere, percepire e conseguentemente agire, in
un face to face potentissimo con il giudizio più
crudo e diretto di tutti, quello che la parte più incontaminata di noi dà ad
ogni altro frammento della nostra anima.
“In The Name”, riconferma la caratura artistica di YKO, un cantautore sensibile e intensissimo, le cui release si distanziano da categorizzazioni ed etichette, per abbracciare il suggestivo e armonico intreccio di sonorità Irish, country e folk-rock, capace di evidenziare una cifra stilistica fortemente identificativa, che sa coniugare tutte le innumerevoli influenze musicali del suo autore in un patchwork unico e originale. Un tuffo nell’oceano dei sentimenti, un meraviglioso viaggio introspettivo tra cadute, risalite e la speranza di ritrovare quello che eravamo, per costruire, giorno dopo giorno, quello che saremo.
Biografia.
YKO, pseudonimo di Enrico
Bellotta, è un cantautore, musicista e compositore casertano classe 1985.
Affascinato dall’unione indissolubile di note e parole, muove i suoi primi
passi nel mondo della musica sin da piccolo, prendendo parte a diverse formazioni,
tra cui i Fireyed e i Belly Bluster, band con le quali acquisisce e sviluppa
un’incredibile padronanza della sua vocalità, intensa ed incisiva, oltre che
una presenza scenica unica e inconfondibile. Nel 2015, con i Fall Has Come,
calca i più importanti palchi europei, dalla Scozia alla Spagna, passando per
l’Austria, l’Ucraina e la Romania, sfiorando ed emozionando anche le platee
russe e quelle del Regno Unito, in qualità di opining act di artisti di fama
internazionale come gli Evanescence, i Disturbed, i Yellowcard, i Kongos, i
Vanilla Sky e i Tigertailz. Quattro anni dopo, nel 2019, dà il via al suo
progetto solista sotto il nome di YKO, iniziando a comporre brani originali e
lontani da classificazione di genere e trend; un suggestivo e armonico intreccio
di sonorità Irish, country e folk-rock, evidenziando una cifra stilistica
fortemente personale, in grado di coniugare tutte le sue innumerevoli
influenze, assorbite nel corso degli anni. Le release di YKO sono un tuffo
nell’oceano dei sentimenti, un meraviglioso viaggio introspettivo tra cadute,
risalite e la speranza di ritrovare quello che eravamo, per costruire, giorno
dopo giorno, quello che saremo.