Finecielo: l'intervista per il singolo “La resa”


“La resa” è un brano che parla del momento in cui mettiamo da parte noi stessi, sopraffatti dalle difficoltà della vita. Quando la forza per lottare viene meno e ci concediamo alla mera sopravvivenza, in quel momento smettiamo di vivere e perdiamo il nostro significato.
“La resa” è stato uno dei primi pezzi scritti dal cantautore e anche uno dei suoi primi approcci alla produzione. La musica è stata interamente composta da Finecielo e successivamente registrata in studio con la sua band.

Ciao, benvenuto. Prima di tutto, cos’è per te la musica?
Ciao a tutti, grazie per l’ospitalità. Dunque.
Considero la musica come un atto non così diverso dal parlare, un veicolo emotivo che permette di dare forma alla mia esigenza d’esprimermi. Il fatto che si sia poi unita alle parole, e che abbia dato vita alle canzoni, è solamente una casualità figlia della mia vena scribacchina. Chissà quando l’ho incontrata sta musica. Dico, veramente. Perché possiamo sempre individuare un’istante segnante (nel mio caso il contatto con il blues), ma non possiamo mai predire quali saranno i suoi frutti. E’ come un salto nel vuoto. Il suono di un vecchio disco, una mattina d’estate, dalle finestre di nonna; la chitarra scordata di un musicista di strada; il ritmico infrangersi delle onde sulla spiaggia; il vociare dei bambini che giocano in cortile. Musica è anche tutto questo, è la vita. Sono io.

Come è nato il nuovo singolo?
Come tutte le canzoni: un giorno insospettabile, in cucina.
E’ nato anche dal bisogno di far chiarezza su un fenomeno per me molto impattante a livello emotivo: l’abbandono di sé stessi, inteso come deviazione dai nostri principi fondamentali, quelli che regolano il nostro incedere nella vita.
Questo fatto è strettamente legato a ciò che penso degli esseri umani in generale: ovvero che siano portatori ciascuno di un messaggio unico e irripetibile, un gesto che li contraddistingue e che li rende speciali definendone il loro posto nel mondo.
E’ per questo che mi colpisce molto a livello narrativo la disunione: quando ci si concede ad una piccola morte, e si getta la vita come un’occasione sprecata.

Quale messaggio vuoi trasmettere con questo brano?
Il brano in sé è una sorta di monito.
Personalmente credo che il senso della vita risieda nell’onorare sé stessi, impegnandosi a trasmettere attraverso la propria passione il messaggio di cui si è portatori. Deviare da questo aspetto, corrisponde a fluttuare, a non vivere appieno.

A chi dedichi questo singolo?
A tutti coloro che non l’hanno ancora ascoltato.
 
Grazie mille per la tua disponibilità, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere questa intervista?
Mi trovate ovunque: Instagram, Facebook, Threads, oltre che su tutte le piattaforme di streaming.
Rimanete connessi!