Alberto Pizzi: intervista per il romanzo "Ritroverò Leonardo?"

 

In "Ritroverò Leonardo?", il talentuoso scrittore Alberto Pizzi ci delizia con un romanzo ricco di mistero e suspense, pubblicato da Vallecchi Firenze. Questa affascinante opera ci catapulta in un mondo di intrighi che abbraccia sia l'epoca rinascimentale che il mondo contemporaneo, offrendo una trama avvincente che non deluderà i lettori appassionati di gialli.
 
Il romanzo ruota attorno alla perdita dei disegni preparatori del Cenacolo di Leonardo Da Vinci durante un naufragio nel 1494. Come hai affrontato la sfida di collegare questo evento storico al mondo contemporaneo?
 
Innanzitutto va precisato che la parte storica, a eccezione dell’esistenza dei disegni, è reale e documentata. Va anche evidenziato come sul viaggio del marmo via acqua da Candoglia a Milano esista poca bibliografia e pertanto ho dovuto fare ricerche anche presso altre cave di marmo e granito esistenti nella zona del lago Maggiore e della Valle Ossola (dove sono nato e risiedo). Il collegamento con il mondo contemporaneo è invece totalmente frutto di fantasia, come pure l’esistenza oggi a Stresa dei disegni perduti di Leonardo, che sono il filo conduttore che lega la parte storica ai giorni nostri
 
La figura di Anastasia Bakler è centrale nella trama. Senza rivelare troppo, come hai sviluppato il personaggio e in che modo la sua presenza influenza gli eventi del romanzo?
 
Il personaggio di Anastasia è stato creato per dare aria internazionale al libro, che è un po' una caratteristica della mia scrittura. Di solito nei miei lavori non restringo mai la storia a un territorio limitato. E poi Anastasia è una bella donna, emancipata, che viaggia nel mondo. Chi non vorrebbe essere, anche solo per un giorno, un personaggio come lei? 
 
La villa sul lago Maggiore sembra essere un elemento cruciale nella storia. Come hai scelto questa location e quali segreti si nascondono al suo interno?
 
La villa sul lago Maggiore, bellissima sebbene oggi quasi disabitata, da cui ho preso spunto esiste veramente. Ho dovuto solo arretrarla con la fantasia di un centinaio di metri, dal comune di Belgirate a Stresa.
Già dalla prima volta che ebbi occasione di visitarla mi colpì l’aria di mistero che si respirava dietro ogni porta che aprivo, dietro ogni cespuglio del parco.
 
Cosa vorresti che i lettori riuscissero a comprendere leggendo questo romanzo? Quale segno vorresti lasciare in loro?
 
Vorrei farli riflettere su come si debba ricominciare ad apprezzare il verbo fare a dispetto invece del verbo apparire. Che oggi purtroppo impera dappertutto, in primis sui social.
Bisogna far tornare ad apprezzare le opere dell’ingegno e il valore del lavoro materiale alle nuove generazioni.
Pensare alla fine del 1300 di cavare un blocco di marmo dalla montagna e farlo arrivare in centro a Milano percorrendo 120 chilometri di vie d’acqua ha dell’incredibile.
Soprattutto vedendo quanto ancora oggi è pericoloso e faticoso il lavoro dentro una cava, sia essa in galleria che all’aria aperta. 
 
Stai scrivendo un nuovo libro? Puoi anticiparci qualcosa?
 
Nella seconda parte di quest’anno dovrei pubblicare un mio nuovo romanzo grazie a Morellini (che già ogni anno edita un mio racconto in Delitti di Lago, giunto quest’anno al settimo appuntamento)
Per il prossimo anno spero di riuscire a dare alle stampe, sempre con l’aiuto di Vallecchi Firenze, il terzo libro della trilogia sui disegni di Leonardo da Vinci andati persi nel lago Maggiore. Se son rose fioriranno?...