The Bowers: la band ci racconta il singolo “Quanto basta”

 

Il progetto The Bowers prende vita nel 2016. La band, composta da Charitha Kamburugamuwa alla voce, Matteo Campana alla chitarra, Alessandra Biundo al basso e Valentino Marchegiani alla batteria, fa del melting pot sonoro e della contaminazione tra diversi stili musicali la propria cifra stilistica e attitudinale. La matrice punk hc di partenza si contamina con la fruibilità del pop che viene irrobustita da sonorità graffianti che ammiccano al crossover/nu metal. Le liriche in italiano, a metà strada tra la realtà e l'immaginazione, si sposano e si amalgamano con il sound spigoloso della band, tracciando traiettorie imprevedibili che disegnano un percorso immaginifico, dove la contrapposizione ed il paradosso duale la fanno da padrone. Inseguendo una ricerca introspettiva che non si conclude, né si arresta, come infinite e vaste sono le possibilità che l’arte può esprimere. 

Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine de Il Riflettore. Chi sono i membri della band e qual è il vostro ruolo?
Ciao! Siamo in quattro, classica formazione, Charith alla voce, Vale batteria, Ale al basso e io che sono Bleisa alla chitarra.

Come descrivereste il vostro stile musicale e quali sono le vostre principali influenze? 
Facciamo un rock alternativo influenzato da vari generi; sicuramente partiamo da una base punk/grunge, ma abbiamo anche tracce più pop. In alcuni momenti c'è anche del nu metal. Diciamo che il nostro sound è fortemente influenzato dalle band fine anni '90 inizio 2000; gruppi che ci hanno spinto ad imparare a suonare. Ci consideriamo fortunati ad avere vissuto quel periodo.

Come è nata la band e quali sono state le sfide che avete affrontato lungo il percorso? 
Innanzitutto, i The Bowers hanno cambiato formazione numerose volte, rallentando il processo creativo, ma soprattutto c'è stata una mancanza comune degli obiettivi in passato. Ora, finalmente, abbiamo trovato la nostra dimensione e siamo più uniti che mai; diciamo che ci siamo trovati, cosa fondamentale se vuoi fare le cose seriamente e professionalmente.
Un'altra sfida è stata quella di procurarci opportunità di esibizione nei locali e nei club proponendo musica indipendente. All'inizio, è più complicato ottenere spazio rispetto alle cover band, quindi è difficile trovare palchi dove potersi esibire ed esprimere.

Come funziona la collaborazione all'interno della band durante la scrittura delle canzoni?
Per quanto riguarda la scrittura, non abbiamo schemi precisi. L'idea può partire da chiunque; a volte qualcuno porta un brano praticamente finito, altre volte lo creiamo insieme. Magari qualcuno inizia con un giro di basso o un groove di batteria, ci aggiungo un riff e Charith improvvisa. È molto divertente. Poi, non sempre è facile, ma è raro che usciamo dalla sala senza niente che ci piaccia.
Per quanto riguarda i testi, abbiamo deciso di scriverli in italiano perché il significato delle parole è la cosa più potente ed importante rispetto alla tecnica sugli strumenti, anche se di certo ci vuole.

Parliamo ora del vostro singolo d'esordio “Quanto basta”. Qual è il messaggio o il tema principale di questo lavoro?
"Quanto Basta" nasce da un'esperienza personale che ho avuto due estati fa. Visto che la cosa non è finita bene, ho pensato di esorcizzare scrivendo una canzone. Naturalmente, poi l'abbiamo sviluppata tutti insieme. Nella parte centrale, dove il pezzo rallenta, mi sono permesso di aggiungere qualche particolare più intimo e specifico, direi. Ma, come si capisce ascoltando, il pezzo ha un significato molto semplice: la classica situazione in cui tu mi hai fatto male, e io lo voglio esternare.
 
Per quanto riguarda le vostre performance dal vivo? Cosa può aspettarsi il pubblico durante uno dei vostri concerti?
Siamo rumorosi! Vale alla batteria è un bel fabbro e, come ti dicevo prima, siamo figli di un'epoca piuttosto turbolenta e abbiamo visto band nel fiore delle loro carriere e dei loro anni, quindi la nostra scuola è questa. Ma, in alcuni momenti, siamo anche più educati. Come si sente dal singolo, dal vivo cerchiamo di essere sanguigni e di fare divertire il pubblico. E quando c'è quella sintonia, allora ci divertiamo anche noi. È sempre il pubblico che ha l'ultima parola.

Per concludere, quali sono i vostri obiettivi futuri?
Intanto di metterci in carreggiata e cercare di fare arrivare la nostra musica più lontano possibile, darci sotto con impegno e dedizione. La nostra è pura passione che ci spinge. Non siamo ragazzini a caccia di attenzione, per noi la musica è una cosa seria, terapia ed evasione. L'unico modo possibile di esprimere ciò che ci succede e le nostre fantasie più nascoste.
Ti ringraziamo per questa intervista. A presto, grazie mille.