Intervista alla scrittrice Maria Elisabetta Giudici


“I Guardiani delle Aquile”
è il nuovo romanzo di Maria Elisabetta Giudici, edito da Castelvecchi, disponibile in libreria e negli store digitali. 

L'autrice è nata a L’Aquila ma è vissuta a Roma. Di professione architetto, il suo primo romanzo, Il re di carta, edito da Lit Emersioni, ha vinto il premio Histonium 2019. Con il secondo romanzo La foresta invisibile, edito da Castelvecchi, ha vinto il premio Acqui Terme 2020, il premio inediti Etna Book 2020 e il premio Pegasus Cattolica 2021. 

Maria Elisabetta Giudici ci racconta del terzo romanzo storico, uscito il 3 febbraio 2022.

Di cosa tratta il tuo terzo romanzo storico “I Guardiani delle Aquile”?
Parliamo di spionaggio. E di Grande gioco, la guerra diplomatica e di spie che ha occupato gran parte dell’800 tra l’impero britannico e quello russo per il dominio dei territori dell’Asia Centrale. Tristan Ek, imbarcato sul brigantino Clementina diretto nelle Indie orientali e Arkadjy Makarov, ufficiale russo in missione diplomatica, attraversano mari e deserti fino a incontrarsi nelle steppe dell’Asia Centrale. Si muoveranno tra sospetti e colpi di scena, tra le grandi carovane, i cosacchi, i cacciatori di schiavi in un paesaggio eterna preda del destino di terra di conquista.

Il protagonista del romanzo è Tristan Ek marinaio italo irlandese e Arkadiy Makarov, ufficiale dell’esercito imperiale russo è il co-protagonista. Qual è il personaggio che più hai amato caratterizzare, e perché?
Entrambi. Sono convinta che chiunque sia rinchiuso in un luogo, prima o poi desideri uscirne. I due protagonisti diventano consapevoli di questo ed escono dal loro vivere quotidiano immergendosi nel movimento nomade di quei territori finendo per innamorarsene. I due protagonisti sono praticamente uguali anche se si muovono sotto bandiere diverse.

Qual è il significato che si cela dietro al titolo “I Guardiani delle Aquile”?
Certamente la natura. Il guardiano delle aquile è un cacciatore che come arma usa un’aquila addestrata di cui lui non è padrone, ma amico. Il cacciatore con le aquile è l’altro io di Tristan, il suo doppio se, cioè ciò che lui vorrebbe essere, immerso in quella natura selvaggia.


Nel mese di febbraio e marzo hai presentato a Roma il nuovo romanzo. Dopo due anni di emergenza Covid, come è stato incontrare il pubblico?
Beh, il ritrovato rapporto con il pubblico è stato davvero emozionante. E mi è sembrato che il mio libro non fosse solo un insieme di pagine di carta, ma che ritornasse a riprendere vita, a comunicare di nuovo, a materializzarsi.

Prossime presentazioni?
Presenterò il libro di nuovo a Roma, alla biblioteca Ennio Flaiano e in altri luoghi, appena saranno disponibili le date.