Intervista a Luca Masala, scrittore e artista poliedrico


Luca Masala, scrittore e artista poliedrico, nasce a Cagliari nel 1970. Docente di Lettere, Life Coach, editor di narrativa e poesia, appassionato umanista e impegnato fin da giovanissimo in svariate attività culturali, dopo essersi cimentato con racconti e poesie a livello amatoriale durante gli anni della giovinezza, nel 2020 pubblica per la prima volta la silloge poetica “Ubiqua” (AmicoLibro Edizioni), premiata recentemente come “miglior poesia sperimentale” al concorso “Rive Gauche – Firenze in Letteratura” e proclamata vincitrice dalla Giuria Scuole alla XIV edizione del “Premio Letterario Internazionale Città di Sassari”. Con il racconto “L’ultimo volo di Elia” entra a far parte della rosa di scrittori presenti nella raccolta antologica “Cagliaritani per sempre” (Edizioni della Sera, 2022). Al momento, è al lavoro sul suo primo romanzo.

In questa intervista l’autore ci racconta il suo ultimo libro di poesie.

Ciao Luca. È stata recentemente pubblicata da L'Erudita la raccolta poetica “Dappertutto stando fermi”. Cosa ci puoi dire in merito al libro?
Da molti anni, sentivo forte l’esigenza di raccontare, proprio come un “fotografo dell’anima”, la realtà contemporanea vista attraverso uno sguardo disincantato, fatalmente malinconico e amaro, passando attraverso storie e anime del nostro e del tempo andato, ma con il cuore rivolto al migliore dei futuri possibile. Ho cercato di mettere insieme una specie di mosaico in cui la mia vita e quella del mondo si confondono senza soluzione di continuità. Nonostante un’apparente frammentarietà di contenuto, “Dappertutto stando fermi” può essere letto come un “romanzo in versi” in cui il protagonista diventa proprio chi legge, ovunque si trovi, nell’iconica posizione da seduti che contraddistingue chi nella lettura ritrova anche una sorta di via stabile di fuga dalla frenesia del quotidiano, una sorta di apologia della “staticità dinamica”, una definizione che, a livello mentale, caratterizza ogni essere umano. L’idea che sottende ai testi è proprio quella di dare ai lettori l’opportunità di riflettere la propria esistenza come in uno specchio non deformante, ma rivelatore. Considerato che, come diceva Flaiano in uno dei suoi famosi aforismi “nulla è dovuto al poeta durante il recapito”, sarebbe bello se la mia poesia suscitasse qualche emozione nei lettori più sensibili. Si trova proprio qui il senso più puro della mia scrittura e di questo libro che oggi è in mano a chi potrà deliberatamente scegliere se amarlo oppure ricusarlo.

Luca, sei un docente di Lettere, Life Coach, editor di narrativa e poesia. Quanto è stato difficile portare a termine il libro?
Beh, come si dice? Niente che non valga la pena può essere conquistato senza fatica. Spesso riuscire a scrivere anche solo qualche riga, in mezzo agli innumerevoli impegni di lavoro, diventa davvero una sudata conquista. “Dappertutto stando fermi” raccoglie tutte le poesie da me scritte in quasi quindici anni di attività creativa. Il libro contiene anche alcuni inediti, non solo per differenziarlo dal mio precedente lavoro che non ha potuto godere di un’ampia diffusione per svariati motivi (in particolare, perché penalizzato dal periodo critico che abbiamo vissuto negli ultimi anni), quanto per dare una rinnovata e più completa prospettiva della mia poetica sia ai vecchi che ai nuovi possibili lettori. E ora che questo libro è una realtà editoriale, direi che è una piacevole e gratificante realtà.

Quale poeta del passato o del presente, è stato per te fonte di ammirazione e ispirazione?
Tra i poeti italiani sono attratto dagli ermetici, autori in cui spesso la mia poetica si rispecchia, rimanendone inevitabilmente contaminata. Sono molto legato al compianto Mario Luzi, che ho avuto la fortuna di conoscere di persona e che ha fortemente segnato la mia esperienza di letterato e di poeta. Tra gli autori stranieri che amo, non posso non citare William Blake, Herman Melville, Jacques Prévert, Federico Garcìa Lorca e Raymond Carver. Tra i contemporanei “viventi”, seguo con attenzione i lavori di Erri De Luca, di Gabriele Tinti e di Manuel de Freitas. Ho sottolineato “viventi”, perché purtroppo, per una strana legge del mondo, i buoni poeti, un po’ come tutti i grandi artisti, vengono solitamente riconosciuti e apprezzati soltanto dopo la loro dipartita, il che non è proprio di buon auspicio per chi frequenta, in quanto autore, questo benedetto (o maledetto) genere letterario. Sono solo alcuni nomi, ma la lista sarebbe davvero lunghissima.

A chi dedichi questo libro?
Chi deciderà di acquistare “Dappertutto stando fermi” troverà una dedica personale all’inizio dell’opera, poche righe in cui eventualmente ritrovarsi. Al di là di questo aspetto, voglio dedicare il mio libro a tutti coloro che sono ancora convinti che la poesia vada capita e interpretata. Con il massimo rispetto per queste persone, io penso invece che la poesia non vada letta con gli occhi, ma ascoltata con tutta l’anima. Sarà lei a decidere se lasciarsi comprendere o meno, sarà lei a scegliersi i propri “amanti”.
 
A cosa stai lavorando adesso?
Quasi in contemporanea con la pubblicazione di “Dappertutto stando fermi”, ho debuttato nella narrativa con un racconto contenuto nell’antologia “Cagliaritani per sempre” (il volume, edito da Edizioni della Sera, è disponibile in tutte le librerie, n.d.r.), nella quale, insieme ad altri tredici scrittori, provo a rendere omaggio alla città di Cagliari in un’opera rivolta non solo ai sardi, ma a tutti coloro che amano lasciarsi emozionare dalla buona scrittura. Inoltre, sono al lavoro sul mio primo romanzo che racconterà una storia che tratta un tema tristemente attuale e che spero lasci un segno indelebile in chi avrà il piacere di leggerlo.